Borsa e azioni: la situazione
Riuscire a districarsi nel mondo finanziario è sempre più complicato.
Hai voglia a pianificare, diversificare, tenere sotto controllo il rischio: bisogna sempre avere un piano “b” se non addirittura una terza opzione.
Certo, non si possono e non si devono lasciare i soldi sui conti correnti in quanto vengono solamente erosi dall’inflazione e null’altro.
Occorre quindi cercare di creare i presupposti affinché i capitali che si hanno a disposizione possano fruttare e permetterci di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Da una parte dobbiamo fare i conti con la congiuntura economica che, dopo un 2022 altamente negativo, ha visto questo primo semestre del nuovo anno mandare segnali contrastanti e spesso antitetici tra loro.
Nonostante la politica sui tassi di interesse restrittiva, si fa fatica a debellare l’inflazione e, recessione, è una parola che ritorna in auge periodicamente a delineare un futuro, a breve, tutt’altro che roseo.
Dall’altro lato della medaglia, abbiamo l’arco temporale e il grado di tolleranza al rischio che ogni persona mette sul piatto della bilancia quando effettua la propria pianificazione finanziaria.
Borse: azioni e rendimenti
Fondamentale, in qualsiasi analisi, è il punto di osservazione.
Se guardiamo gli eventi con una prospettiva di medio e soprattutto lungo periodo in base a quelle che sono le nostre esigenze finanziarie, quando tireremo le somme potremo probabilmente dire che, le azioni, avranno garantito ritorni soddisfacenti.
Chi invece effettua valutazioni su periodi di tempo decisamente più limitati, si pone invece un interrogativo decisamente importante: oggi, conviene investire sulle azioni o è meglio puntare sul mercato monetario?
A livello di profitti, principalmente per ciò che concerne i titoli dello S&P 500 (ma anche per quanto riguarda i listini europei), parrebbero non esserci margini di crescita almeno sino al nuovo anno.
Ciò starebbe a significare che, nel secondo semestre del 2023, facendo un raffronto tra rischio e rendimento, risulterebbe più conveniente investire sul mercato monetario piuttosto che su quello azionario.
Secondo alcune interpretazioni degli addetti ai lavori, potrebbe avere più senso puntare sui mercati emergenti (meno vincolati dal punto di vista della politica monetaria) oppure su quei titoli che sono rimasti indietro a livello di quotazioni (in special modo i titoli del comparto ciclico).
Azioni: non sono più profittevoli?
Stante le considerazioni precedentemente esposte, sorge spontaneo un quesito: le azioni non sono profittevoli, ma per chi?
Sta qui, il nodo fondamentale della questione.
Se l’arco temporale e il rischio sono sfumature di diversi punti di vista, altrettanto fondamentale è l’angolo di osservazione dal quale si valutano gli eventi.
Ovvero: stiamo guardando la cosa da semplici risparmiatori oppure da investitori istituzionali, gestori di fondi e strumenti finanziari? La visione cambia e anche di molto.
Così come, ricollegandoci a quanto indicato prima, va tenuto in considerazione il dover produrre risultati costantemente oppure potersi permettere di avere del tempo affinchè questo accada.
Torniamo quindi all’interrogativo iniziale: le azioni non sono più profittevoli?
La risposta non potrà mai essere univoca.
In ogni caso, difficile ipotizzare che, nel lungo periodo, non siano in grado di offrire rendimenti interessanti (come storicamente è sempre accaduto).