Il mestiere dell’investitore diventa ogni giorno più difficile. La fatica che si fa a creare risparmio sta diventando quasi inferiore a quella che occorre per riuscire a trovare soluzioni in grado di far sì che, questi soldi accantonati, diano una resa positiva.
Insomma, di questi tempi, si suda ben oltre le sette camicie per stare in equilibrio e con i nervi saldi.
Non si sente parlare altro che di inflazione, possibile recessione, aumenti spropositati dei costi e così via.
Brutte notizie dal fronte giornaliero accompagnate da quei segni rossi sul monitor che indicano un altro giorno di ribassi azionari. E poi un altro e un altro ancora. Meglio fuggire in Tibet?
Borse: l’Europa può essere una opportunità?
Se riuscire a districarsi tra i mercati diventa sempre più complesso, occorre ripartire dai capisaldi della pianificazione finanziaria e, in particolare, dalla diversificazione del proprio portafoglio.
Seguire l’onda dell’emotività non porta generalmente cose buone.
Ora, dopo aver valutato quelle che sono le proprie esigenze, obiettivi, strategie, disponibilità, arco temporale e grado di rischio che si può sopportare, si può fare qualche analisi più dettagliata sui mercati che possono essere presi in considerazione.
Se c’è un faro, nel bene e nel male, quello è l’America. Ergo, a livello di andamento borsistico, è quello il riferimento che occorre tenere d’occhio.
Tuttavia, specie in determinati periodi, possono crearsi degli scostamenti tra quanto succede oltre Oceano e nella Vecchia Europa. Anche perché, le borse del Vecchio Continente, fanno capo a Stati con differenze economiche tra di loro, e con composizione degli indici borsistici differenti da una all’altra.
In linea di massima, però, possiamo dire che i listini europei, a differenza di quelli americani, siano costituiti, maggiormente, da Società del comprato industriale, bancario ed energetico.
Titoli che, nel breve potrebbero anche avere un momento di upgrade ma che, nella quotidianità dei prossimi mesi, potrebbero risentire maggiormente della crisi e del caro energia.
Va inoltre considerata anche la debolezza dell’euro che potrebbe favorire le esportazioni delle aziende europee con conseguenti effetti benefici sui rispettivi conti economici.
Borse: perché gli Usa si lasciano preferire
I rialzi dei tassi di interesse generano effetti positivi sui conti delle banche e delle società finanziarie (che spuntano tassi più elevati per le somme che concedono in prestito) a discapito delle aziende tecnologiche che invece, di capitali, necessitano maggiormente per lo sviluppo delle loro attività (e che quindi si trovano ad avere oneri più pesanti alla voce costi di bilancio).
Ecco che quindi, indici come quelli americani, dove le società del comparto tecnologico ed healthcare sono presenti in percentuali importanti, potrebbero ancora soffrire per qualche tempo l’attuale fase congiunturale.
C’è però una considerazione da fare: i mercati, normalmente, anticipano sempre l’economia reale e quindi, l’ipotesi più plausibile è che, appena di tornerà a vedere un minimo di ciel sereno, saranno proprio le borse americane a fare da traino all’intero settore.
Probabilmente su un aspetto non dovremo farci troppe illusioni: su quello dei rendimenti.
Nel 2021, ci si è fatti la bocca buona ma, dal punto di vista borsistico, è già un lontano ricordo. L’anno in corso, a meno di scossoni positivi ad oggi imprevedibili, si concluderà col segno negativo (decisamente). Cosa succederà nel 2023, nessuno lo può sapere, ma, di certo, la parola chiave sarà sempre la stessa: diversificazione.
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