Fed all’attacco dell’inflazione
La Federal Reserve ieri ha usato le maniere forti, procedendo con un rialzo dei tassi di 75 punti base, portandoli nell'intervallo 1,5%-1,75%. Non succedeva dal novembre 1994 un intervento di questa portata.
Le proiezioni della banca centrale sono per un livello di tassi a fine anno al 3,4%, ovvero il livello più alto da gennaio 2008, siamo quindi solo a metà strada circa del percorso.
I mercati ieri hanno reagito bene alla decisione, in questo momento le borse sperano che l'inflazione possa essere ricondotta a più miti consigli quanto prima per limitare i danni che farà sui conti delle aziende (c'è anche un aspetto di impatto sociale al quale tuttavia le borse, cinicamente, non sono interessate).
Soft landing ancora possibile
Ieri il Nasdaq ha guadagnato il 2%, a conferma del fatto che i mercati ritengono che adesso la Fed cercherà di essere "ahead of the curve" e non "behind the curve", cioè di anticipare l'andamento dell'inflazione e non subirlo, anche il rendimento sui Treasury a 10 anni si è ridimensionato dal 3,5% al 3,3% circa di questa mattina (il 2 anni, più sensibile alle manovre della banca centrale, è sceso di 20 punti base in 24 ore).
Powell ha chiarito le cose con la conferenza stampa successiva all'annuncio del rialzo: in questo momento la Fed è concentrata sul controllo dell'inflazione anche a scapito dell'andamento dell'economia, ma un "soft landing" ancora è possibile, anche se molto difficile da ottenere.
L'inflazione potrebbe ancora essere messa sotto controllo senza entrare in recessione.
Per adesso la Fed ipotizza una crescita del Pil nel 2022 dell'1,7% e la stessa cosa per il 2023 (stime in calo rispetto alle precedenti rispettivamente di 2,8% e 2,2% ma ancora positive).
S&P100, giudizio sul trend sospeso
La reazione delle borse di ieri è stata più un classico "sell the rumor and buy the fact", per trasformarla in un tentativo di rimbalzo duraturo il partito dei compratori dovrà faticare ancora parecchio.
In questo momento il giudizio che si può dare sul trend dello S&P100 è sospeso: l'indice ieri ha superato con i massimi di quota 1745 i minimi del 20 maggio a 1722 e il massimo del 13 giugno a 1735 (che però è tornato a funzionare da resistenza in chiusura, registrata a 1724) ma si è mantenuto al di sotto del lato alto del gap ribassista di lunedì, con lato alto a 1765 punti.
Solo oltre quei livelli possibile la ricopertura del gap del 10 giugno con lato alto a 1822 circa.
Se i prezzi riusciranno a stabilizzarsi al di sopra di area 1750 sarebbe realistico ipotizzare il proseguimento del rimbalzo verso il massimo di giugno a 1895 punti, coincidente con il 38,2% di ritracciamento del ribasso dal top di gennaio.
Anche in caso di raggiungimento di quei livelli il rimbalzo resterebbe correttivo, quindi con un elevato rischio di dimostrarsi solo temporaneo.
Sotto area 1700 i prezzi potrebbero tornare a scendere andando a mettere alla prova il supporto a 1679, massimo di settembre 2020, già avvicinato dal minimo del 14 giugno.
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