Diciamo la verità: mantenere i nervi saldi, in questo 2022, non è affatto facile. Non lo è, a maggior ragione, quando si guarda anche all’anno futuro con parecchi dubbi e perplessità e con la prospettiva (nemmeno tanto velata) che il peggio debba ancora venire.
Insomma, bisognerebbe essere maestri zen per vivere questa congiuntura economica con distacco e raziocinio.
Invece, ci si trova giornalmente a fronteggiare negatività di ogni sorta.
Borse e Psicologia: cosa sta succedendo ai mercati
Cosa sta succedendo ai mercati? Cosa sta accadendo alla economia, in senso generale? Probabilmente chi riesce a capirlo ed ha una risposta esaustiva, meriterebbe il Premio Nobel.
Stiamo vivendo una fase che, se vogliamo, può anche essere definita atipica, sia nel quotidiano, che sui mercati.
Se ci pensiamo bene, nonostante le giornate sull’ottovolante e la volatilità pronunciata, nemmeno il 2020, a partire dalla diffusione della pandemia, era stato così problematico ed enigmatico.
Già, perché le borse, avevano comunque saputo reagire, trovando stimoli e slanci di positività dopo una prima fase di negatività spinta.
Oggi invece, le borse paiono incapaci di reagire, anche quando si prospetta all’orizzonte qualche spiraglio di luce. Si stanno avvitando sulle proprie negatività di fondo e, salvo qualche breve periodo positivo, non riescono ad uscire dal “Loop” del segno meno.
Perché?
La risposta che si può dare è che i mercati non tollerano le incertezze: o vedono bianco o vedono nero. Se l’iride invece proietta il grigio, il nervosismo e la paura iniziano a farla da padroni.
Oggi, in effetti, l’orizzonte è piuttosto fosco: non si intuisce una fine della politica restrittiva, non si intuisce quando l’inflazione potrà frenare la sua corsa, non si intuisce quando i prezzi delle materie prime e delle commodities potranno fermarsi su valori minimamente stabili, non si comprende quali possono essere le tempistiche per una ripresa economica, della produttività e dei consumi.
Ecco: l’incertezza, per i mercati, è fatale.
Borse e Psicologia: razionalità o istinto?
Qualcuno si chiederà: ma se nemmeno gli operatori di borsa, con esperienza pluriennale, riescono a mantenere i nervi saldi, come può, il povero risparmiatore, non farsi prendere dall’emotività? Bella domanda.
In effetti, non è affare semplice. Sorge dunque spontanea una domanda: meglio essere razionali o lasciarsi dominare dall’istinto?
Si dice spesso che per gli affari occorra avere fiuto: assoluta verità, ma non l’unica. L’istinto, il fiuto, sono importanti perché permettono, a chi li possiede, di arrivare prima degli altri, di comprendere prima degli altri, di avere una visione futuribile prima degli altri.
Il fiuto è infallibile? Assolutamente no. Nulla e nessuno lo sono. E la razionalità? Si tratta di quella caratteristica che porta a ponderare, analizzare, soppesare tutti i fattori prima di compiere una scelta, di dare corso a qualsiasi azione.
Se l’istinto non fa rima con tempo, la razionalità, invece, se ne serve ampiamente e ci va a braccetto.
Diciamo che, chi possiede entrambe le qualità, può ritenersi fortunato. In questo frangente, però, la qualità fondamentale è quella denominata calma. Avere sangue freddo, non farsi trasportare dalla paura, sapendo che, nella storia delle borse, i periodi negativi ci sono sempre stati e, anche se li ricordiamo con maggior enfasi, hanno solitamente durata inferiore alle fasi espansive.
Quindi, tornerà il cielo sereno, tornerà il sole.
Quando, non si sa. Si deve solo avere la pazienza di attendere che le nubi si diradino, pensando magari a come cogliere opportunità che, da qui a uno o due anni, potrebbero regalare enormi soddisfazioni.
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