Torna anche il prossimo anno il Bonus Maroni per tutti i lavoratori che accettano di rimanere al lavoro per ritrovarsi in busta paga qualche soldo in più.
Appunto, "qualche soldo". La misura in questione infatti è stata confermata con i soliti vantaggi e svantaggi di sempre: da una parte il bonus garantisce dei soldi extra a fine mese, ma dall'altra rischia ad esempio di danneggiare la propria futura pensione.
E non solo. Vediamo tutti i principali vantaggi e gli svantaggi del bonus Maroni.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Informazione Fiscale.
Bonus Maroni riconfermato nel 2025: come funziona il prossimo anno
Stando a quanto trapelato in merito alla Manovra di Bilancio, il bonus Maroni in conferma per il 2025 prevede lo stesso meccanismo di quest'anno.
Per chi non lo sapesse, il bonus prevede l'erogazione in busta paga della quota contributiva IVS a carico del lavoratore dipendente, pari al 9,19%: tale quota non finirà quindi tra le trattenute, ma andrà direttamente nello stipendio lordo mensile, e così per tutti i mesi di trattamento.
Per poter avere questo "beneficio", il lavoratore dipendente dovrà però aver maturato i requisiti anagrafici e contributivi previsti per l'adesione alle pensioni anticipate.
Nel nostro caso, quelle di Quota 103 e (eccezionalmente) della Pensione Anticipata Fornero. Pertanto, per poter richiedere il bonus Maroni nella propria busta paga bisognerà aver maturato:
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62 anni d'età e 41 anni di contributi (Quota 103)
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41-42 anni e 10 mesi di contributi (Pensione Anticipata) .
Se il lavoratore matura questi requisiti, potrà rimanere al lavoro e avere ogni mese qualche soldo in più in tasca.
Quanti soldi? Ecco, questa è una bella domanda.
Bonus Maroni 2025, vantaggi e svantaggi della misura
Il principale vantaggio del bonus Maroni è il fatto di premiare in particolare chi ha uno stipendio molto alto.
Supponendo di avere uno stipendio lordo mensile di 3000 euro, in qualità di dipendente il contributo IVS a carico sarebbe di 275,7 euro (appunto il 9,19% sul lordo).
Proprio questi soldi finiranno direttamente in busta paga per tutti i mesi in cui si usufruirà del Bonus. Se si iniziasse fin dal 62esimo anno d'età a percepirlo, in 5 anni si avrebbero più di 17mila euro circa.
Se invece lo stipendio è la metà, rifacendo tutti i conti, in 5 anni si potrebbero accumulare a malapena 9mila euro in più. Questo è uno dei principali svantaggi della misura: essere poco generosa con i redditi bassi.
A questo si aggiunge anche il problema della decontribuzione. Dato che si toglie il contributo IVS a carico del lavoratore, teoricamente il dipendente si potrebbe ritrovare a 67 anni con un montante contributivo inferiore.
"Teoricamente", anche perché tutto dipenderà da come si evolveranno nei prossimi anni i coefficienti di trasformazione, quelli in uso per calcolare la parte contributiva.
Se non dovessero venire apportate delle modifiche in futuro, a 67 anni il lavoratore potrebbe compensare la perdita del contributo IVS con un coefficiente più alto rispetto a quello previsto in uscita a 62 anni.
In questo modo, anche se il montante dovesse essere più povero, l'assegno non dovrebbe comunque subire grossi tagli.
Bonus Maroni 2025, meglio rimanere al lavoro o uscire con Quota 103?
Tra il rimanere al lavoro e il ritirarsi prima, in molti preferirebbero la seconda opzione, anche se potrebbe non convenire nel caso di Quota 103.
Oltre a prevedere il calcolo totalmente contributivo sui 41 anni di contributi (quindi anche su quelli del periodo pre-1996), Quota 103 non permette né il cumulo con redditi da lavoro, né l'erogazione del proprio TFR (o TFS se dipendente pubblico), prevista invece con la decorrenza della Pensione di Vecchiaia (o dei requisiti per l'Anticipata).
Sono tutti limiti che hanno reso in questi anni Quota 103 davvero poco allettante, infatti i richiedenti stimati per il 2024 sono circa 7mila secondo il Sole 24Ore (agosto 2024).
C'è da dire però che il Bonus Maroni conviene soltanto a chi vuole rimanere al lavoro e godersi qualche decina di euro in più al mese (o qualche centinaio se lo stipendio è molto alto).
Per quanto riguarda la pensione futura, bene o male la perdita previdenziale è abbastanza contenuta, come visto anche in una precedente simulazione. O almeno per il momento: come sempre, tutto ciò dipenderà dall'evolversi della situazione previdenziale nostrana.