BCE: Lagarde, non siamo abbastanza fiduciosi sull'inflazione

07/03/2024 19:38

BCE: Lagarde, non siamo abbastanza fiduciosi sull'inflazione

Tassi ufficiali confermati

Nulla di fatto sul fronte tassi dalla riunione della BCE (refi rate al 4,50%), ma questo era ampiamente scontato. Quello che i più ottimisti (sempre meno in verità all'avvicinarsi dell'evento) si attendevano erano indicazioni più chiare, se non sulla tempistica dell'avvio della fase accomodante, quantomeno sul fatto che il Consiglio Direttivo dell'Eurotower aveva iniziato a parlare dell'argomento. Invece nessun accenno all'avvio di discussioni in tal senso. Ma qualche spunto interessante è comunque emerso.

Le nuove proiezioni macroeconomiche

Per prima cosa le nuove proiezioni macroeconomiche dello staff di economisti. L'aggiornamento delle previsioni vede una revisione al ribasso sia delle stime relative alla crescita economica che di quelle dell'inflazione. Il PIL eurozona 2024 è ora atteso a +0,6% dal +0,8% ipotizzato nelle precedenti. Confermata l'accelerazione a +1,5% nel 2015 e leggermente aumentata a +1,6% da +1,5% la previsione 2026. L'inflazione per quest'anno era stimata a +2,7% a dicembre è passata a +2,3%, mentre nel 2025 è ora attesa a +2,0% da +2,1%. Confermato il +1,9% nel 2026.

Rimbalzo PIL e occupazione in buona forma

Lo scenario sembrerebbe quindi favorevole al rapido avvio della fase accomodante: inflazione in calo e congiuntura in indebolimento, il quadro sembra inequivocabile. A ben guardare però possiamo individuare diversi elementi che inducono alla prudenza. Primo tra tutti il previsto rimbalzo del PIL nel 2025 e 2026.

L'attività economica dovrebbe subire una significativa spinta propulsiva dal combinato tra calo dell'inflazione e continua crescita dei salari: il risultato sarà infatti un incremento del reddito disponibile e, conseguentemente, della domanda. Questo fattore non volge certo a favore di una riduzione dei tassi.

Altro elemento che va nella stessa direzione sono le considerazioni sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è sui minimi dall'entrata in vigore della moneta unica e l'occupazione nel quarto trimestre 2023 ha fatto segnare una crescita dello 0,3%, segnando una performance migliore rispetto a quella dell'attività economica. La conseguenza è una riduzione della produttività, fattore che favorisce la persistenza delle pressioni sui prezzi finali.

Focus sui salari

Questo ultimo punto rappresenta la preoccupazione principale della BCE. I principali esponenti dell'Eurotower, a partire dalla presidente Lagarde, hanno sottolineato a più riprese il timore che si possa innescare una spirale salari-prezzi (i cosiddetti second round effects).

Per questo prima di ridurre i tassi cercheranno ulteriori rassicurazioni sul fatto che gli incrementi delle retribuzioni sono coerenti con il percorso di rientro dell'inflazione verso l'obiettivo di lungo periodo del 2%.

A tal fine saranno determinanti i dati sui rinnovi contrattuali nel primo trimestre del 2024, disponibili a maggio.

La riunione del 6 giugno del Consiglio Direttivo potrebbe essere quella decisiva per il primo taglio, mentre quella dell'11 aprile potrebbe segnare un cambio di comunicazione da parte della BCE.

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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