Attualmente, la Banca centrale europea mostra una dipendenza significativa dalla Federal Reserve americana, il che implica che la BCE non agirà sui tassi d'interesse prima che lo faccia la Fed. Questa interdipendenza economica tra Stati Uniti e area euro rende improbabile, al momento, un distacco immediato nelle decisioni di politica economica.
Un'altra ragione per la cautela della BCE riguarda il fatto che i mercati finanziari non hanno ancora completamente assorbito l'idea di un futuro taglio dei tassi d'interesse. Gli esperti del Centro studi di Unimpresa sottolineano che la BCE sceglierà di prendersi del tempo in attesa di un chiarimento del quadro globale della politica monetaria, che coinvolgerà anche decisioni da parte di istituti come la Bank of Japan, la Bank of England e la Banca centrale australiana.
Le opinioni sono divise sul momento in cui la Fed potrebbe tagliare i tassi d'interesse, con alcuni che ipotizzano un intervento non prima di giugno e altri che immaginano una mossa più anticipata. Il taglio dei tassi è considerato cruciale per ristabilire la fiducia delle imprese e consentire loro di accedere a finanziamenti più convenienti, stimolando gli investimenti e agevolando la gestione della liquidità.
Si prevede che entro la fine dell'anno il tasso d'interesse di base nell'area euro possa scendere al 3,50-3,75% attraverso tre riduzioni. Tuttavia, le divergenze all'interno del consiglio direttivo della BCE hanno finora impedito decisioni che avrebbero reso più flessibile la politica monetaria, quindi si attende un eventuale intervento non prima di giugno.
Nel caso di un taglio dei tassi previsto per giugno, si prevede una riduzione di 50 punti base, seguita da ulteriori 50 o 75 punti entro fine anno, portando il tasso al 3,50%. Nel corso del 2025, la riduzione potrebbe procedere in modo più rapido, con l'obiettivo di riportare il costo del denaro intorno al 2% una volta che l'inflazione si sarà attestata su quei livelli.
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