Dal grano al pane, il prezzo aumenta di oltre 17 volte. Secondo l'analisi della Coldiretti, per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l'acqua per ottenere un chilo di prodotto finito. Questo risultato riflette una forbice di prezzi che non è mai stata così ampia.
Attualmente, un chilo di grano viene pagato agli agricoltori circa 24 centesimi, il 32% in meno rispetto allo scorso anno. Allo stesso tempo, lo stesso quantitativo di pane viene venduto ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città, con un rincaro che arriva fino al +20%, secondo l'analisi Coldiretti su dati dell'Ismea e dell'Istat sull'inflazione media nei primi otto mesi del 2023 in confronto con lo stesso periodo del 2022.
L'incidenza del costo del grano sul prezzo del pane diventa dunque sempre più marginale, tanto da essere scesa ampiamente sotto il 10% in media. Questo è evidenziato anche dall'estrema variabilità delle quotazioni al dettaglio lungo la Penisola, mentre quelle del grano sono influenzate direttamente dalle quotazioni internazionali.
Ad esempio, a Milano una pagnotta da un chilo costa 4,33 euro, a Roma si viaggia sui 3,25 euro, a Bologna siamo a 5,14 euro, mentre a Palermo costa in media 4,14 euro al chilo e a Napoli 2,26 euro, secondo elaborazioni Coldiretti su dati dell'Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico ad agosto.
Nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, i prezzi al consumo non sono mai calati negli ultimi anni. La situazione è resa ancora più grave dal fatto che, nonostante il calo dei raccolti del 10% a causa dei cambiamenti climatici abbia limitato la disponibilità di prodotto in Italia, il grano viene oggi sottopagato agli agricoltori, che spesso non riescono neppure a coprire i costi di produzione.
Questo ha portato a un crack senza precedenti, con i compensi dei coltivatori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa. La Coldiretti denuncia che ci sono operatori che fanno acquisti speculativi sui mercati esteri di grano per venderlo come pane Made in Italy, mettendo a rischio il futuro di questa coltivazione e la sovranità alimentare del Paese.
Ciò comporta l'abbandono di buona parte del territorio nazionale, soprattutto le aree interne senza alternative produttive e a rischio desertificazione. La Coldiretti chiede quindi l'obbligo di indicare sull'etichetta, o sul libro degli ingredienti, l'origine del grano impiegato per pagnotte e panini, proprio come avviene per la pasta.
Attualmente, il pane non confezionato non ha un'etichetta, ma nel punto vendita deve essere presente il libro degli ingredienti, a disposizione dei clienti. La situazione richiede azioni immediate per ridurre la dipendenza dall'estero e lavorare nell'ambito del Pnrr per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione.
È anche necessario investire per aumentare la produzione e le rese dei terreni, combattere la siccità con bacini di accumulo delle acque piovane, contrastare l'invasione della fauna selvatica e sostenere la ricerca pubblica per l'innovazione tecnologica a supporto delle produzioni e della tutela della biodiversità, così come per rispondere ai cambiamenti climatici.
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