Anche nel 2025 potrai uscire a 67 anni con soli 20 anni di contributi. La Pensione di Vecchiaia, infatti, è rimasta inalterata anche quest'anno, e così lo sarà anche nel 2025.
Quello che invece cambierà sarà l'assegno finale, frutto di tutti gli anni di contributi versati fino al giorno della pensione.
Purtroppo, maturando solo 20 anni di contributi, rischi di maturare un assegno non all'altezza delle aspettative.
Vediamo infatto a quanto ammonterebbe, e cosa fare per renderlo più ricco.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Aggiornamenti Pensioni.
Pensione 2025, ecco quanto ammonterebbe l'assegno
20 anni di contributi potrebbero essere effettivamente pochi se percepisci una busta paga in linea con la media nazionale.
Stando al report dell’Osservatorio JobPricing dal titolo "Salary Outlook 2023”, oggi il reddito annuo di un lavoratore nel settore privato è di 30.284 euro lordi, mentre di uno nel settore pubblico è di 34.153 euro.
Se sei un dipendente, ti verrà applicata sul reddito lordo l'aliquota contributiva del 33%, pertanto da qui fino alla pensione verserai ogni all'INPS dai quasi 10mila euro (se privato) ai 11.270 euro (se pubblico).
Se mantieni stabile questo versamento per 20 anni, potrai maturare dai 200mila euro ai 225mila euro di montante contributivo, al lordo di eventuali indicizzazioni.
Supponiamo ora che tu esca a partire da gennaio 2025. Uscendo a 67 anni e applicando i rispettivi coefficienti di capitalizzazione e di trasformazione, ti ritroverai alla fine con un assegno mensile di poco più di 900 euro lordi (se dipendente privato) e di 1.030 euro lordi (se pubblico).
Il motivo di queste somme irrisorie è dovuto al coefficiente di trasformazione, che negli ultimi dieci anni non ha fatto altro che ridursi, limitando così l'importo finale anche per chi ha un'età avanzata.
Pensione 2025, come aumentare l'importo dell'assegno
Ci sono tre soluzioni per aumentare l'importo dell'assegno previdenziale in tempo per il 2025.
La prima è provvedere a riscattare tutti gli anni contributivi privi di versamenti effettivi (i cosiddetti "buchi").
In questo caso, puoi affidarti alla pace contributiva, anche se non è una soluzione indolore, visto che dovrai sborsare in un'unica rata o in massimo 120 rate tutti i contributi non versati.
La seconda soluzione è di riscattare il periodo di laurea, magari aderendo al riscatto agevolato, che non prevede il calcolo ordinario, ma uno "forfettario", ovvero il semplice versamento di una quota di 6.076 euro per ogni anno di università frequentato.
La terza soluzione è di incrementare l'assegno con la rendita derivata da un piano pensionistico individuale, ovvero da un fondo pensione in cui hai versato nel corso degli anni soldi a sufficienza per maturare un assegno complementare.
Pensione 2025, sempre più difficile maturare un assegno dignitoso
Come visto sopra, ci sono le soluzioni per poter salvare il proprio futuro previdenziale. Purtroppo sono tutte misure a pago, e in certi casi anche molto costose (ad esempio, il solo riscatto della laurea richiederebbe per un corso quinquennale almeno 30mila euro).
Tutto ciò non fa altro che dimostrare il difficile futuro che dovranno affrontare nei prossimi anni i futuri pensionati, che rischiano di ritrovarsi anche a 67 anni con un assegno davvero poco dignitoso, nonostante le decine di migliaia di euro versati ogni anno per la propria pensione INPS.
Un assegno che difficilmente potrà avere da parte dello Stato ulteriori incrementi. Basti soltanto vedere l'ultima rivalutazione delle pensioni: circa lo 0,8%, praticamente un decimo della perequazione lanciata due anni prima.
A meno che l'inflazione non si riavvicini alle due cifre come accaduto nel biennio passato, sarà impossibile ritrovarsi in futuro nuovi importanti aumenti per le pensioni ordinarie.
E questo nonostante le promesse elettorali di innalzare le pensioni alla soglia minima di 1000 euro.