Affitti brevi, tra poco scatta il CIN ma molti non sono pronti

19/11/2024 18:22

Affitti brevi, tra poco scatta il CIN ma molti non sono pronti

Tempi duri per gli affitti brevi. Tra poco più di un mese gli immobili utilizzati per questo tipo di locazioni dovranno dovranno infatti esporre il Codice Identificativo Nazionale o CIN. A questo punto c'è da chiedersi se i proprietari sono pronti per adeguarsi alla normativa. Facile.it si è posto il problema e ha commissionato a mUp Research e Norstat un'indagine per fare luce sulla questione. Come era scontato attendersi sono in molti a non sapere niente dell'obbligo.

Il CIN questo sconosciuto

Ma che cos'è il CIN? Si tratta del codice con cui tutte le strutture ricettive turistiche e tutte le case utilizzate per locazioni brevi o finalità turistiche sono identificato per la promozione e la pubblicità dell’offerta di ospitalità. Il codice deve essere esposto all'esterno della struttura o immobile. Non solo: deve anche essere segnalato in ogni annuncio ovunque pubblicato o comunicato. Il CIN viene attribuito direttamente dal Ministero del Turismo ma devono essere i titolari, gestori, proprietari ad accedere al portale telematico del Ministero del turismo per la richiesta.

Obbligo dal 1° gennaio 2025

L'obbligo scatta il 1° gennaio 2025 ma si tratta di una proroga: la legge sarebbe dovuta entrare in vigore all'inizio del mese ma pochi giorni prima è arrivato il rinvio. Si stima che siano circa 430 mila i soggetti interessati e, come già accennato, dall'indagine è emerso che un terzo di essi non sa nulla della legge e dell'obbligo che impone. Che il quadro è molto complesso è confermato dal fatto che il 44% non ha ancora proceduto con la richiesta, mentre il 33% lo ha fatto ma ancora non lo ha ricevuto. Solo un proprietario su cinque risulta al momento in regola con il CIN.

In tanti decidono di mollare

Tra coloro che ancora non si sono mossi il 30% di coloro che hanno risposto al sondaggio ha dichiarato che a breve procederà con la richiesta, mentre il 38% afferma che prima di tutto intende informarsi approfonditamente sulla questione, dopodiché prenderà una decisione su cosa fare dell'attività. Si perché c'è anche l'opzione di chiudere: è la scelta del 9,3% dei rispondenti, secondo i quali il tutto sta diventando troppo complicato. La percentuale di chi ha preso questa decisione sale, e anche questa non è una sorpresa, nel Sud e nella Isole dove sfiora il 14%.

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