Moneyfarm: Via della Seta Cina-Italia: cosa complica la decisione sul memorandum

30/05/2023 11:42

Moneyfarm: Via della Seta Cina-Italia: cosa complica la decisione sul memorandum

Roberto Rossignoli, Portfolio Manager di Moneyfarm, ha così analizzato i rischi e le opportunità del memorandum sulla Via della Seta.

"Il dossier sulla Via della Seta scotta. L'Italia è l'unico paese del G7 che ha siglato il memorandum con la Cina nel 2019 e che adesso deve decidere se rinnovare l'accordo oppure no.
Le pressioni non sono poche: da una parte c'è Pechino che vorrebbe la prosecuzione del Memorandum e dall'altra gli Usa che premono affinché ciò non avvenga. Da parte sua il governo italiano ha chiesto (e ottenuto) più tempo prima di prendere una decisione finale.

I rapporti commerciali tra Cina e Italia

La Cina nel corso degli anni ha acquistato una notevole rilevanza nella bilancia commerciale italiana, pesando ad oggi quasi il 9% delle importazioni e il 4% delle esportazioni.

Interessante poi notare come la crescita maggiore delle importazioni dalla Cina riflette il successo della strategia commerciale ed economica messa in piedi da Pechino negli ultimi anni.

Il trend però sta rallentando, dopo aver raggiunto il suo picco, sia in termini di importazioni che di esportazioni.
Secondo l'Ufficio nazionale di statistica cinese, nel bimestre gennaio-febbraio 2023 le esportazioni sono diminuite del 6,8% e le importazioni del 10,2% rispetto all'anno scorso, in un contesto di economia globale in rallentamento e soprattutto di deterioramento della domanda interna.

Le dinamiche di import-export tra Cina e Italia hanno inevitabilmente risentito di tutto questo.

Se poi andiamo a confrontare le variazioni annuali di import ed export tra Italia e Cina con quelle degli altri paesi dell'area Euro, si può osservare come negli ultimi 30 anni questo differenziale sia stato negativo sia sul fronte delle esportazioni che delle importazioni.

In altre parole, il nostro commercio con la Cina è cresciuto molto più in fretta rispetto a quello dei partner europei, per andare poi a stabilizzarsi in questi ultimi ultimi anni in cui la velocità di crescita degli investimenti risulta essere abbastanza equivalente o inferiore (nell'ultimo anno).

Attenzione però a non trarre conclusioni affrettate. È sicuramente vero che la Cina ricopre un ruolo importante nella bilancia commerciale italiana ma, stando ai dati Eurostat, il partner commerciale più importante per il nostro Paese, così come per la maggior parte degli stati europei, rimane la Germania.

Se si allarga infine lo sguardo all'Unione europea, è altrettanto importante sottolineare che nel 2021 la Cina è stato il partner commerciale più importante per i 27 stati membri, scambiando valori per 696 miliardi di euro (import ed export): più importante degli Stati Uniti dati alla mano.

Quali vantaggi per l'Italia dalla Via della Seta?

Nel 2019 il governo Conte ha siglato il primo Memorandum della Via della Seta con la Cina. L'Italia, come detto, è stato l'unico paese dell'Ue e del G7 ad entrare a far parte del progetto di sviluppo cinese: abbiamo avuto dei vantaggi da questo Memorandum? La risposta la si trova nei dati.

La Cina negli ultimi 15 anni ha investito molto in Italia. Osservando il monitoraggio costante degli FDI, ossia gli investimenti diretti esteri, si può infatti notare come il Dragone si sia mosso in controtendenza, rispetto al resto del mondo, soprattutto dal 2019 in poi.

Dal 2004 il flusso di FDI cinesi verso il nostro Paese è cresciuto in modo più costante e più consistente rispetto al resto del mondo.

Il flusso netto degli investimenti verso l'Italia, a livello globale, è stato molto basso (se non addirittura negativo in alcuni momenti), mentre il Dragone ha rappresentato una costante per il nostro Paese.
Trend che viene suggellato dalla firma del Memorandum della Via della Seta tra Italia e Cina nel 2019 e che ha continuato a dare i suoi frutti fino a oggi.

Dai dati si evince infatti che per quest'anno l'Italia ha ricevuto investimenti diretti per un valore di 70 miliardi di euro dalla Cina e di 20 miliardi di euro, in media, dagli altri paesi europei: una differenza di non poco conto.

GD - www.ftaonline.com

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