Il caso
Il mercato azionario statunitense continua a mostrare segnali di forte debolezza a causa della pubblicazione di numerosi dati macroeconomici che aumentano i timori degli investitori riguardo alla tenuta dell’economia.
In particolare, la pubblicazione di ieri sulle pressioni inflazionistiche relative al mese di agosto hanno fatto crollare i principali indici di Wall Street che hanno accusato il calo maggiore dal marzo 2020. Alla chiusura di seduta l’S&P 500 ha registrato una variazione negativa dell’ordine del -4,3% mentre il NASDAQ è crollato del -5,2%.
Gli operatori finanziari sono rimasti sorpresi dal valore dell’inflazione di agosto (+8,3% a/a) che è ancora molto elevato e rischia di ancorarsi alle aspettative di medio termine degli investitori. Infatti, l’indice dei prezzi al consumo rimane sui livelli più alti dal 1981.
Come ulteriore reazione, il rendimento dei titoli di stato statunitensi a breve termine (quelli a 2 anni, i più sensibili alle decisioni sui tassi di interesse) sono saliti dello 0,18% fino al livello più alto da ottobre 2007 al 3,75% accentuando dunque l’inversione della curva dei rendimenti dei titoli del tesoro statunitensi.
Le attese sulla riunione della FED
Per questo motivo le aspettative dei mercati - per loro natura proiettate verso gli eventi futuri - stanno cominciando a scontare un aumento da 75 punti base (sarebbe il terzo consecutivo) da parte della Federal Reserve che si riunirà la settimana prossima nella riunione del FOMC fissata per il 20-21 settembre.
Tuttavia, sta crescendo anche la probabilità di un rialzo super-aggressivo da ben 100 punti base che il mercato al momento stima al 34%. Al contrario si indebolisce la probabilità di un rialzo di 75 punti base che è scesa al 66% dal 91% di lunedì (quando il dato sull’inflazione non era ancora stato pubblicato).
Se la FED dovesse approvare un aumento di un intero punto percentuale allora il range dei tassi di interesse statunitensi, che attualmente si trova compreso tra il 2,25% e il 2,50%, salirebbe oltre la soglia del 3% nella fascia compresa tra il 3,25% e il 3,50%. Inoltre, le aspettative sul livello dei tassi a fine anno crescerebbero anch’esse fino ad un livello superiore a quello precedentemente fissato al 4%.
Le previsioni
Gli indici statunitensi stanno patendo un periodo di forte volatilità causato da un mix di elevate pressioni inflazionistiche unite all’aumento dei tassi di interesse e alle prospettive sulla tenuta futura dell’economia.
Nonostante ciò, riteniamo che la reazione dei mercati sia esagerata visto che non vediamo una particolare debolezza nei fondamentali dell’economia a stelle e strisce ma anzi confidiamo nella strategia della Federal Reserve di privilegiare, nel breve termine, la stabilità dei prezzi rispetto alla tenuta del mercato del lavoro, ancora in ottima salute.
In conclusione, pensiamo che le attuali valutazioni sul mercato azionario statunitense possano rappresentare un’ottima opportunità di acquisto per gli investitori con un’ottica di medio-lungo termine che intendono aprire delle posizioni a quotazioni fortemente scontate.
a cura di Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia.
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