I risultati
Questa mattina l’Istat ha diffuso i dati preliminari sulle pressioni inflazionistiche nel Belpaese. L’indice dei prezzi al consumo è aumentato a febbraio del +9,2% su base annuale mostrando un rallentamento rispetto al +10% a/a di gennaio anche se minore delle attese ferme al +8,8% a/a.
Su base mensile, l’incremento è stato del +0,3% mentre lo scorso mese si era fermato al +0,1%.
A livello armonizzato, l’inflazione è salita più delle previsioni, stabili al +9,4% a/a, fino al +9,9% a/a anche se vi è un leggero calmieramento rispetto al +10,7% a/a di gennaio.
Mese su mese l’indice armonizzato è cresciuto del +0,2% contro aspettative del consensus che stimavano un -0,4%. Il dato precedente era fermo al -1,5%.
Anche in Italia, dunque, come evidenziato anche in altri paesi europei, le pressioni inflazionistiche rimangono ancora elevate e stanno mostrando un leggero rialzo rispetto al mese precedente, indice che la componente di crescita dovuta alla domanda aggregata rimane ancora forte. Infatti, il subitaneo calo degli scorsi mesi era stato dovuto perlopiù al calo delle quotazioni delle materie prime energetiche.
Tuttavia, ora ci sono segnali inequivocabili che l’inflazione da domanda si è trincerata nell’economia e questo potrebbe mettere ulteriore pressione sui banchieri centrali per intensificare il percorso dell’attuale stretta monetaria.
Gli effetti sui mercati
Le Borse europee sono appesantite dal dato sull’inflazione nell’Area Euro che si è dimostrata in rialzo sopra le aspettative sia per quanto riguarda la componente core sia per quella tendenziale. Nonostante ciò, dopo un breve calo al momento della pubblicazione, gli indici recuperano le perdite pur rimanendo in rosso rispetto alla chiusura precedente.
Sul valutario, l’eurodollaro si rafforza brevemente al momento del dato anche se permane un trend ribassista che spinge il cambio fino ad area 1,0620.
Vendite anche su BTP e Bund con gli investitori che temono nuovi rialzi del costo del denaro da parte della BCE.
Le previsioni
L’inflazione continua a rimanere la principale preoccupazione dei mercati che ora temono un aumento del costo del denaro più lungo del previsto da parte della Banca Centrale Europea. Nelle scorse settimane, l’istituto di Francoforte ha già comunicato la sua volontà di non allentare la morsa sui tassi con ripetuti rialzi dei tassi sebbene resti vigile sull’evoluzione dei dati macroeconomici.
La nostra prospettiva è che l’inflazione continuerà a mostrare un andamento altalenante a causa della componente di fondo che rimane trincerata nell’economia spinta dalla forza della domanda aggregata. L’indice dei prezzi al consumo rimarrà quindi ad un livello elevato per un periodo di tempo medio-lungo prima di mostrare segnali declinanti così come il livello dei tassi di interesse i cui effetti devono ancora essere pienamente assorbiti dall’economia reale.
A cura di Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia
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