CAPITOLO 5 - ANALISI TECNICA: I FONDATORI
5.1.1 I principi fondamentali
- movimenti di mercato:
Secondo la teoria di Dow nel mercato azionario vi sono simultaneamente tre tipi di movimento:
- Movimento primario (major trend): è la tendenza principale, per la quale un
mercato si definisce toro (bullish o rialzista) oppure orso (bearish
o ribassista). Dura da uno a più anni. Quando la tendenza primaria è al rialzo i
prezzi sono in salita per un lungo periodo di tempo, intervallati da reazioni secondarie.
- Movimenti secondari (intermediate trend): si tratta di movimenti opposti alla
tendenza principale in un mercato che nel lungo periodo sia bullish o bearish.
Questi durano da tre settimane a molti mesi e possono ritracciare da un terzo a due terzi del
progresso o regresso acquisito con il movimento primario 1;
il ritracciamento più frequente è del 50%.
Figura 5.1: Movimenti di mercato del titolo Pirelli Spa (periodo 1985-88)
- Movimenti terziari o minori (minor trend): sono rialzi o ribassi di mercato che
durano solo per un periodo limitatissimo di tempo, al massimo tre settimane. Non sono in grado
di influenzare i movimenti primari o secondari e sono molto difficili da prevedere,
perché si ripetono in modo pressoché casuale; presentano inoltre una maggiore
possibilità di essere manipolati in una qualche misura.
- fasi di mercato:
La teoria distingue ogni ciclo completo di mercato in sei fasi caratteristiche:
- Accumulazione: quando la maggioranza degli investitori è ancora convinta di
essere in un mercato al ribasso, le cosiddette mani forti (gli investitori
professionali) iniziano ad acquistare a prezzi particolarmente convenienti, nella
consapevolezza che la fase ribassista è in esaurimento. Gli acquisti vengono fatti
gradualmente, in modo da non muovere il listino. Si forma così una serie di movimenti laterali,
detti anche base o bottom.
- Convinzione: in questa seconda fase vi è la convinzione che un nuovo mercato
toro ha avuto inizio; le quotazioni salgono e comincia a serpeggiare l'ottimismo.
- Speculazione: è l'ultima fase del rialzo; l'ottimismo si trasforma in euforia
e si assiste ad una rapidissima crescita delle quotazioni. Entrano sul mercato anche le
cosiddette mani deboli, tipicamente piccoli risparmiatori, che immancabilmente decidono
di acquistare quando i prezzi sono vicini ai loro massimi, incoraggiati anche dall'enfasi dei
mezzi di comunicazione, che descrivono il boom borsistico in corso.
- Distribuzione: gli operatori dominanti nel mercato comprendono che il mercato toro
è finito e cominciano ad alleggerire le proprie posizioni lunghe. La fase espansiva
risulta indebolita e si crea un movimento laterale simile a quello creatosi ai minimi di
mercato, detto tetto o top.
- Panico: si manifesta un brusco declino dei prezzi, dal momento che tutti si accorgono
che il mercato non ha più nulla da dare e vendono al meglio per salvarsi dal ribasso generale.
- Frustrazione: ultima fase del mercato orso, in cui gli ultimi rimasti con i titoli in
mano li vendono ai prezzi minimi assoluti. Generalmente si tratta proprio di quei piccoli
risparmiatori che avevano acquistato sui massimi, durante la fase di speculazione.
L'indebolimento di quest'ultima fase di flessione coincide con un nuovo processo di
accumulazione.
Figura 5.2: Le sei fasi di mercato nel titolo Pirelli Spa (periodo 1992-96)
Si noti la perfetta somiglianza con l'andamento del titolo nel periodo 1985-1988, rappresentato
in figura 5.1.
Le sei fasi di mercato suddette caratterizzano quindi due movimenti primari, il primo al rialzo
e il secondo al ribasso, che costituiscono un ciclo di mercato completo. È frequente
quindi che le fasi di espansione, così come le fasi di flessione siano intervallate da
temporanei movimenti in controtendenza (movimenti secondari), che sono chiamati di
Riaccumulazione o di Redistribuzione, in quanto si riferiscono alle prese di
beneficio di coloro che avevano operato nella prima fase del movimento di mercato (figura 5.3).
Questa impostazione generale del ciclo di un mercato azionario è stata via via arricchita
dagli analisti tecnici discepoli di Dow con la formalizzazione di veri e propri modelli di
evoluzione grafica (patterns) riferibili ai diversi momenti cruciali che caratterizzano
l'evoluzione di un mercato. In sostanza sono state codificate configurazioni caratteristiche
per ogni stato del mercato; a questi modelli grafici sarà dedicato in seguito un
apposito capitolo, al quale rimandiamo per approfondimenti.
Figura 5.3: Riaccumulazione e redistribuzione in forma schematica
- movimenti laterali (linee):
Una linea è "...un movimento di prezzo di due o tre settimane o più, durante il
quale la variazione di prezzo degli indici non fa registrare scostamenti superiori al 5% della
propria media. Tale movimento indica sia accumulazione, sia distribuzione."
2. Si tratta quindi di situazioni di congestione durante le
quali i prezzi tendono ad oscillare in un corridoio grafico orizzontale (sideways trend).
Una crescita sopra i limiti della linea indica accumulazione e predice prezzi più alti,
mentre una caduta sotto il limite indica distribuzione e quindi future quotazioni più
basse.
- inversioni di tendenza:
Una tendenza al rialzo (bull market) è identificata da massimi e minimi relativi
dei prezzi con valori superiori rispetto ai precedenti estremi relativi; al contrario una
tendenza al ribasso (bear market) è caratterizzata da livelli minimi e massimi
dell'indice in progressivo declino 3.
Il primo segnale di una possibile inversione di tendenza sarà dato dal fallimento del
mercato nel creare un nuovo massimo (minimo) più alto (basso) di quello precedente.
Nella figura 5.4 viene evidenziata un'ipotetica fase di rialzo contraddistinta da tre massimi e
tre minimi crescenti; dopo il terzo declino l'indice risale senza però riuscire a
superare il suo terzo massimo. Ma se questo fattore indica una minore forza del mercato nel
proseguire il suo trend, ciò non è sufficiente per determinare un'inversione di
tendenza. Solo se il declino che segue porta l'indice al di sotto del minimo precedentemente
raggiunto (punto a), viene confermata la tendenza orso del mercato.
Figura 5.4: Inversione di tendenza in forma schematica.
L'interpretazione di un segnale di inversione di tendenza risulta molto più affidabile
se, oltre agli eventi di cui sopra, si nota un comportamento del volume delle contrattazioni
coerente con la nuova fase di mercato; inoltre è auspicabile che, prima dell'inizio di
una nuova tendenza, siano state completate le fasi del trend di mercato precedente (nella
figura 5.5 si nota un'inversione di tendenza che soddisfa queste esigenze).
La probabilità di inversione di una tendenza primaria è dunque maggiore se il
mercato è già stato soggetto ad una fase di accumulazione o distribuzione,
caratterizzate da volumi di contrattazione che lievitano notevolmente.
L'importanza di saper distinguere tra un valido movimento secondario e il primo stadio di una
nuova tendenza primaria appare ora evidente; questa è forse la parte della teoria
più difficile da interpretare, ma è senza dubbio quella decisiva.
Figura 5.5: Inversione di tendenza del titolo Gemina preceduta da una fase di forte
speculazione.
- relazione tra prezzi e volumi:
La situazione normale è quella in cui il volume degli scambi si espande durante un
bull market e si contrae durante un bear market (volume concordante). Quando
questo non avviene (volume discordante), viene generato un possibile segnale di inversione di
tendenza. Questo principio dovrebbe essere utilizzato però solo come indicazione
aggiuntiva in un'analisi completa e dettagliata del ciclo di mercato.
- conferma degli indici:
Uno dei principi della teoria di Dow che viene ritenuto tra i più importanti si
rifà all'idea che l'andamento degli indici industriali e dei trasporti si debba
confermare reciprocamente.
In questo modo quando l'indice Dow Jones Industrial Average inizia una presunta fase
espansiva primaria, essa è ritenuta valida solo se si verifica in corrispondenza di una
concomitante fase espansiva del Dow Jones Transportation. Un movimento di un indice non
confermato può condurre a conclusioni false e fuorvianti.
La logica del principio nasce dal fatto che se il mercato azionario costituisce un barometro
delle condizioni dell'economia, allora durante un mercato toro i prezzi crescenti devono
riguardare sia le società che producono merci, sia le società che le trasportano.
Nella borsa americana la storia ha dimostrato la validità di questo principio
4.
Al di là di queste considerazioni, valide per il mercato azionario americano, questo
principio va interpretato nel senso di analizzare sempre l'andamento dell'indice di borsa
correlandolo a quello di altri indicatori, di settore o relativi ad altre borse. Questo al
fine di verificare interdipendenze tra movimenti, oppure discrepanze e concordanze
significative.
1 Rhea R.
Dow Theory, Barron's (1932).
2 Rhea R.
Dow Theory, Barron's (1932).
3 C. Dow spiegava tale fenomeno con una suggestiva analogia
con il flusso e riflusso delle maree. Così un mercato al rialzo è paragonato
alla fase crescente della marea durante la quale il fronte delle acque, pur retrocedendo
tra un'ondata e quella successiva, guadagna costantemente terreno. Per un mercato al ribasso
vale l'analogia opposta.
4 Questo principio trova infatti una giustificazione
nell'obiettivo originario della teoria, vale a dire l'individuazione delle svolte nel ciclo
economico tramite l'analisi dell'andamento del mercato azionario.