CAPITOLO 5 - ANALISI TECNICA: I FONDATORI
5.1.3 Applicabilità della teoria di Dow alla borsa italiana
Figura 5.6: Valori assoluti giornalieri dell'indice Comit (1973-1996)
In questo paragrafo tenteremo di verificare l'applicabilitè della teoria di Dow
all'andamento della borsa italiana, rappresentata dall'evoluzione dell'indice Comit dal 1973
in poi.
Il grafico di cui alla figura 5.6 illustra l'evoluzione del fenomeno nei suoi valori assoluti:
si evidenzia così la similitudine di due cicli primari segnalati dalla linea
tratteggiata; il primo va dal dicembre 1977 al luglio 1983, il secondo dal luglio 1983 al
febbraio 1988.
Figura 5.7: Logaritmi dei valori giornalieri dell'indice Comit (1973-1996)
Nel grafico della figura 5.7 si è ripartito l'andamento dell'indice Comit, in scala
logaritmica, in nove sezioni: per i primi due cicli primari sono state individuate le
classiche fasi di accumulazione, espansione e flessione. Un terzo ciclo primario, da
considerarsi improprio 1, ì invece
contraddistinto dalle sole fasi di accumulazione e flessione. A queste otto sezioni si aggiunge
inoltre la fase di accumulazione di un ulteriore ciclo primario, in corso di plausibile
miglioramento.
In linea con quanto disposto dalla teoria di Dow anche la borsa italiana ha presentato dunque
l'ordinato evolversi dei tre caratteristici movimenti, per ciascuno dei due cicli primari
2 che si sono regolarmente completati.
Ponendo debita attenzione al grafico, si nota come entrambe le fasi di accumulazione dei primi
due cicli primari siano contraddistinte da due cicli intermedi; le fasi di espansione subiscono
allo stesso modo un momento di riflessione iniziale, per poi proseguire con estrema decisione
fino al massimo storico.
La fase di flessione è caratterizzata da una rapida caduta iniziale, seguita da una
veloce ripresa dei corsi che non riesce però ad evitare la successiva discesa
inesorabile delle quotazioni, a danno principalmente dei piccoli azionisti che si trovano a
detenere titoli verosimilmente acquistati al culmine della fase di espansione. Dopo una piccola
onda correttiva, il ciclo termina con una caduta quasi verticale delle quotazioni,
corrispondente alla fase di frustrazione di Dow; i piccoli azionisti si disfano dei
titoli a qualunque prezzo e le mani forti iniziano le prime .
L'evoluzione quindi del secondo ciclo primario ci porta ad interpretare il movimento successivo
come la fase di accumulazione di un terzo ciclo primario; in questo caso però, a causa
di alcuni dei motivi anzidetti, non ha luogo successivamente la solita decisa fase di
espansione. Si configura invece subito una pesante fase di flessione, che proseguirà per
oltre due anni. Tale fase di flessione non fu peraltro del tutto disomogenea rispetto al
comportamento seguito in precedenza dalla borsa; infatti la velocità media di flessione
fu esattamente la stessa che caratterizzò le fasi di distribuzione dei primi due cicli
primari. Questo lascia intendere che anche il terzo ciclo primario, nonostante l'anomalia della
mancanza della fase di espansione, nondimeno presenta le altre fasi di accumulazione e di
flessione coerenti con quelle dei due primi cicli primari.
Sebbene gli accadimenti più recenti possano considerarsi di maggiore interesse per meglio
prevedere l'evoluzione della borsa italiana, trascureremo in quanto segue quanto avvenuto negli
ultimi anni a vantaggio di una più approfondita conoscenza del comportamento della
stessa nella formazione dei primi due cicli primari, anche in considerazione del fatto che
l'obiettivo di questo paragrafo è presentare l'applicabilità concreta della
teoria di Dow.
A partire dal 1977 la tendenza rialzista di lungo periodo esprime una poderosa crescita ben
approssimata da una curva esponenziale, pur con tutte le oscillazioni espresse dai vari
sottocicli; nello spazio di circa dieci anni, dal minimo di 54.9 del 22 dicembre 1977 al minimo
del 9 febbraio 1988 pari a 423.9, l'indice Comit ha espresso un incremento del 22% annuo
composto.
Nel periodo intercorso tra il 22 dicembre 1977 e il 20 maggio 1986, allorquando il Comit
raggiunse quota 908.18 (massimo storico della borsa italiana), il tasso di crescita
arrivò addirittura al 38% annuo composto.
Può risultare interessante paragonare l'andamento dei due cicli primari, sia per quanto
riguarda la durata delle singole fasi, sia per l'ampiezza di variazione dell'indice in ciascuna
fase.
Figura 5.8: Sovrapposizione dei due cicli primari.
Nella figura 5.8 sono stati sovrapposti infatti le evoluzioni relative ai due cicli; risultano
evidenti diversi aspetti:
- in primo luogo le fasi di accumulazione di entrambi i cicli si muovono con oscillazioni
iscritte in un canale moderatamente crescente; all'interno del canale entrambi i cicli
esprimono un doppio ciclo secondario;
- in entrambi i casi il termine della fase di accumulazione è sancito dalla rottura
della linea superiore del canale; queste perforazioni al rialzo sono seguite dalle
caratteristiche flessioni (pullbacks) 3 che si
esauriscono sulla stessa retta delimitante il canale della fase precedente.
- la fase di espansione avviene in entrambi i cicli primari nell'ambito di un canale
rapidamente crescente; si notano solo brevi sottocicli di riaccumulazione in controtendenza.
- una volta raggiunto il massimo storico il movimento dell'indice declina repentinamente; la
reazione correttiva al rialzo che ne segue non è in grado di superare il massimo
precedente. Questo costituisce la conferma dell'esaurimento della fase di espansione e
dà avvio alla fase di flessione. In questa fase il secondo ciclo primario (1983-1988)
riesce a mantenersi su livelli superiori rispetto a quelli caratterizzanti il primo ciclo;
tale fenomeno è stato da alcuni 4 attribuito alla
maggiore stabilità della Borsa italiana, parzialmente dovuta all'azione svolta dai
fondi comuni d'investimento.
Altre significative concordanze tra i cicli si possono stabilire tramite l'osservazione dei dati
riportati in Figura 5.9.
Fasi di Ciclo |
Sedute di Borsa |
Durata in Mesi |
Variazione % |
1° Ciclo |
2° Ciclo |
1° Ciclo |
2° Ciclo |
1° Ciclo |
2° Ciclo |
Accumulazione |
496 |
491 |
23,6 |
23 |
43% |
33% |
Espansione |
369 |
357 |
17,6 |
17,2 |
273% |
325% |
Flessione |
407 |
435 |
19,3 |
20,6 |
-45% |
-53% |
Totale |
1272 |
1283 |
60,5 |
60,8 |
|
|
Figura 5.9: Affinità tra i due cicli.
Nella dinamica della borsa italiana si può inoltre ravvisare la conferma delle regole di
Dow sull'entità della flessione che, normalmente, segue una fase di espansione; le
percentuali indicate da Dow sono del 33%, del 50% e del 67% e si riferiscono alle correzioni
minime, medie e massime. Ed infatti nel corso del primo ciclo primario l'espansione
dell'indice Comit fu di 213,72 punti (passaggio da 78,31 a 292,03) e la flessione successiva
fece declinare l'indice Comit di 144,8 punti (da 292,03 a 147,23), pari al 67,7% di 213.
Anche nel secondo ciclo primario, come viene bene evidenziato nella figura 5.10, è
evidente la correzione del 67% circa: l'indice Comit fa segnare un minimo di 423, contro un
minimo previsto, in base ai ritracciamenti di Dow, di 406 punti.
Per quanto riguarda il ciclo improprio si può notare la sottostima del
ritracciamento, in quanto la flessione supera abbondantemente anche il livello del 66%; questo
fenomeno può essere imputato al fatto che non si è verificata l'usuale fase di
espansione e quindi le percentuali sono state calcolate su di un'escursione di prezzo
incompleta.
Figura 5.10: Ritracciamenti dell'indice Comit.
Nella figura 5.10 sono stati indicati anche tre piccoli segmenti tratteggiati che riguardano la
recente evoluzione; il livello intermedio rappresenta il 50% di ritracciamento e sembra essere
un elemento decisivo per capire se l'attuale tendenza ribassista costituisce un movimento
secondario, oppure se si tratta di una vera e propria inversione, che configurerebbe il
ripetersi di un secondo ciclo improprio.
1 La regolare evoluzione di un terzo ciclo primario, che
doveva culminare con l'usuale fase di espansione delle quotazioni, si è interrotta nel
1990 in concomitanza con lo scoppio della Guerra del Golfo; probabilmente però la
ragione principale del mancato rialzo si riferisce ad una debolezza intrinseca della Borsa
italiana in quell'epoca, culminata soltanto due anni dopo con la ben nota svalutazione della
lira.
2 Cantore C., Modelli di trading per i mercati finanziari,
stampato in proprio e distribuito da Milano Finanza Service (1995).
3 Il fenomeno del pull-back si verifica frequentemente
dopo la rottura di un livello di prezzo considerato importante; al suo verificarsi le
possibilità di prosecuzione del movimento iniziale risultano rafforzate. Questo
concetto sarà affrontato e approfondito maggiormente nei capitoli successivi.
4 Fornasini A. Cantore C., La borsa italiana: struttura,
cicli, tendenze evolutive, Amministrazione & Finanza (1990).