Quando tutti credevano che fosse finita o che per lo meno una tregua fosse stata firmata, ecco il colpo di scena: la Cina non conferma. O per lo meno tace su alcuni punti dell'accordo.
Il troppo ottimismo di Trump
Trump aveva proclamato, come suo solito, che Pechino avrebbe tagliato del 40% i dazi sulle auto, comprato grandi quantità di macchinari agricoli statunitensi e avviato le riforme richieste dagli Usa. Invece dalla Cina, per adesso, non solo non è arrivata alcuna conferma specifica sui dazi alle auto, ma i vertici di Pechino contraddicendo l'ottimismo di Trump, hanno preferito limitarsi a ricordare che il Dragone importerà solo il quantitativo di merce statunitense strettamente necessario alle proprie esigenze e continuerà sulla strada delle riforme che sono state decise 40 anni fa.
Non solo, ma i media cinesi, notoriamente controllati dallo stato, non hanno fatto minimamente cenno ai 90 giorni posti come limite entro il quali Usa e Cina dovrebbero trovare un accordo, limitandosi semplicemente a confermare per voce del ministro degli Esteri Wang Yi, la volontà di collaborare per eliminare le controversie. Risultato: peggioramento dei dubbi sulla crescita globale con inversione della curva dei rendimenti dei titoli di Stato Usa a 3 e a 5 anni e di quella dei 2 e 5 anni. Mentre tutti guardano con timore alla prossima, quella dei 2 e 10 anni, primo segnale di recessione imminente.
I mercati hanno esultato troppo presto
L'euforia delle scorse ore sui mercati è apparsa quindi alquanto eccessiva. Così come indubbio appare che, a prescindere dal prosieguo della guerra commerciale, lo yuan è destinato a diventare un vero e proprio peso massimo mondiale. Anche perchè l'apertura finanziaria che permetterebbe agli investitori stranieri di avere maggiore accesso ai mercati azionari e obbligazionari potrebbe avere un'influenza più duratura del previsto sui flussi di investimento in yuan.
Cina: 40 anni di riforme
La trasformazione economica della Cina ha preso il via 40 anni fa. Il 18 dicembre 1978, durante la terza sessione dell'undicesimo comitato centrale del Partito Comunista cinese, Pechino annunciò l'introduzione di una politica di "riforma e apertura" verso il mondo esterno. Fu l'inizio di un percorso che ha permesso alla Cina di trasformarsi da gigantesca ma povera economia agricola, a titano industriale e tecnologico che oggi sfida gli Usa con ottime prospettive di superare Washington nel prossimo futuro strappando agli Usa lo scettro di prima potenza mondiale. Una strada che appare lunga non solo nel percorso fatto, ma anche in quello che le rimane da fare anche perchè l'intero processo di riforme è stato sempre caratterizzato non solo da una estrema selettività ma anche da una forte gradualità, elemento necessario vista e considerata l'eterogenea conformazione sociale, storica, culturale e geografica dello sterminato paese.
Lo yuan pronto al grande salto
Per quanto le autorità cinesi mantengano ancora un forte controllo sullo yuan, è impossibile negare l'aumento registrato sui movimenti fatti da parte degli investitori internazionali: stando ai dati di ottobre dello SWIFT, lo yuan è attualmente la sesta valuta più utilizzata in termini di pagamenti nazionali e internazionali subito dopo il dollaro canadese. Non bisogna dimenticare che le A-shares cinesi, cioè i titoli delle aziende cinesi quotati sul listino di Shanghai e da sempre giudicate più liquide rispetto a quelle H-shares quotate invece sul listino di Hong Kong, sono state incluse nel MSCI a giugno.
Bond e futures greggio in yuan
Ma le novità arriveranno presto anche sul fronte delle obbligazioni: ad aprile del 2019 il Global Aggregate di Bloomberg-Barclays inserirà nel suo listino anche bond denominati in yuan. A questo si deve aggiungere l'adesione dello yuan al paniere di valute del Fondo Monetario Internazionale avvenuta ormai oltre 2 anni fa e il debutto, a marzo di quest'anno, del primo contratto future sul petrolio in yuan cinesi. Tutto sembra essere dunque pronto per l'arrivo di un nuovo protagonista sulla scena internazionale.
Articolo a cura di R.P.
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