Durante la prima settimana dello scorso mese di Dicembre negli Stati Uniti si è assistito per la prima volta da prima dell’ultima grande crisi a un fenomeno particolare: l’inversione della curva dei tassi di interesse dei Treasury americani. Ma che cos’è la curva dei tassi e soprattutto, perchè è così attentamente osservata da operatori e investitori di tutto il mondo?
La struttura a termine dei tassi di interesse, rappresenta la relazione che sussiste tra i rendimenti di titoli con la stessa rischiosità (espressi spesso in percentuale) e la loro maturità (espressa in anni).
In condizioni economiche normali si ha un’inclinazione della curva dei tassi positiva, ovvero a scadenze più lunghe corrispondono tassi più elevati, (l’investitore, per tenere immobilizzato il proprio denaro per un periodo di tempo più lungo, pretenderà un maggiore premio per il rischio). Talvolta la curva, o più frequentemente porzioni della curva, tendono ad appiattirsi o addirittura ad essere invertite, e per capire come questo avviene è necessario comprendere come i tassi di interesse a lungo periodo sono legati ai tassi di interesse a breve periodo. In un’economia in espansione, il mercato si aspetta tassi di interesse futuri a breve più elevati, e questo fa sì che la curva sia inclinata positivamente. Se il mercato oggi si aspetta che il tasso annuale che prevarrà tra 12 mesi sia più alto del tasso corrente a un anno la curva avrà la forma normale. Con il cambiare delle aspettative sui tassi di interesse futuri invece la curva potrà diventare piatta o invertita, e ciò avverrà nel caso in cui gli operatori si attendano tassi di interesse futuri a breve più bassi.
Quanto abbiamo registrato è proprio un’inversione non totale della curva, ma che ha interessato soltanto una parte di essa (scadenze di 3 e 5 anni); ci siamo dunque preoccupati di verificare quanto accaduto in passato, analisi che ha svelato come sia alla fine degli anni 80, sia negli anni 2000 e poco prima del 2008, questo fenomeno abbia sempre preceduto un periodo di recessione economica, verificatosi a partire dai successivi 17 mesi (in media). Se andiamo ancora più indietro nel tempo, quello che si nota è che dagli anni 60 ci sono stati 9 casi di inversione di almeno una porzione della curva dei tassi negli USA, e di queste 7 volte sono state prima di una crisi economica.
Sebbene solitamente si prendano a riferimento le scadenze di 2 e 10 anni (parte della curva non ancora invertita) e sebbene il differenziale dei due rendimenti sia prossimo allo zero, analisti e operatori di mercato hanno iniziato a mettere in dubbio i tre rialzi dei tassi di interesse operati dalla FED che il mercato sta già scontando per il 2019, ipotizzando addirittura un ulteriore abbassamento degli stessi in futuro. Come sempre è buona norma prendere in considerazione tutti i segnali che l’economia mondiale ci offre, tutti i segnali di rallentamento economico devono essere contestualizzati e mai presi singolarmente ad analisi, inoltre sebbene il caso specifico non rappresenti un “buon presagio”, esistono tutt’oggi esempi di economie come quella australiana o giapponese, che nonostante le numerose inversioni registrate nel tempo non hanno mai incontrato alcun periodo di recessione successivo.
Aspettiamo conferme relativamente agli sviluppi sul fronte Brexit, riguardo la guerra commerciale USA-Cina e tutti gli altri piccoli segnali del ciclo economico mondiale per capire se effettivamente andremo, a partire dal 2020, verso un periodo negativamente preannunciato; non dimentichiamo che da sempre il ciclo economico cresce, si espande per contrarsi successivamente e sfociare talvolta in recessione, per poi riprendersi e ricominciare con fasi di crescita. Noi continueremo ad offrirvi analisi e contenuti gratuiti anche grazie ai nostri webinar: per scoprirne di più visita la pagina.
Articolo a cura di Matteo Marchetti
www.swissquote.it
Le informazioni contenute in questo sito non costituiscono consigli né offerte di servizi di investimento.
Leggi il Disclaimer »