Rassegna Settimanale Mercati Finanziari - 22 Marzo 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 22/03/2025 07:54

La FED comunica e gli analisti interpretano:

Per la seconda volta consecutiva, la Federal Reserve ha deciso di mantenere il tasso di interesse di riferimento stabile nella fascia del 4,25%-4,50%.
Secondo le nuove stime, il PIL degli Stati Uniti nel 2025 crescerà dell'1,7%, in calo rispetto alla previsione del 2,1% formulata lo scorso dicembre.
Sul fronte dell'inflazione, la Federal Reserve prevede ora un incremento dei prezzi al 2,7% nel 2025 (rispetto al 2,5% stimato in precedenza).
Nonostante il quadro economico incerto per i dazi imposti da Trump, il tono del presidente Jerome Powell ha lasciato spazio all'ottimismo tra gli analisti, che ora si aspettano due o tre tagli dei tassi di interesse nel 2025.

Trump attacca Powell e l'Europa:

La Fed ha deciso di non tagliare i tassi di interesse, scatenando l'ira di Donald Trump. Su Truth, il presidente USA ha scritto: «La Fed farebbe meglio a tagliare i tassi, mentre i dazi iniziano a farsi strada nell'economia. Fate la cosa giusta. Il 2 aprile è il giorno della liberazione in America!».
Trump si riferisce all'introduzione di nuovi dazi sulle importazioni, colpendo anche l'UE e l'Italia, in programma proprio il 2 aprile. «Inizieremo a riprenderci la ricchezza persa per colpa di politici deboli e incompetenti», ha aggiunto su Truth.
Intanto la Commissione europea, attraverso un portavoce, fa sapere di aver deciso di rinviare al 13 aprile la decisione sulle contromisure.

Curiosità

Charles Henry Dow (Sterling, 6 novembre 1851 – Brooklyn, 4 dicembre 1902) è stato un giornalista e imprenditore statunitense, noto per il suo ruolo fondamentale nello sviluppo dell'informazione finanziaria e dell'analisi di mercato.
Fu cofondatore della Dow, Jones & Company, assieme a Edward Jones e Charles Bergstresser, e nel 1889 diede vita al Wall Street Journal, destinato a diventare uno dei più influenti quotidiani economici del mondo. Il giornale ebbe origini modeste, nascendo come una semplice newsletter distribuita a mano fuori da Wall Street, nella quale venivano riportati i prezzi delle società quotate in borsa.
Proprio da questa attività, Dow ebbe l'intuizione di creare, nel 1896, il Dow Jones Industrial Average (DJIA), il primo indice azionario della storia, ancora oggi un punto di riferimento fondamentale per gli investitori di tutto il mondo.
L'attenta registrazione dei prezzi delle azioni, organizzata cronologicamente, gli permise di tracciare i primi grafici di borsa, aprendo la strada a un nuovo modo di analizzare i mercati finanziari. Lo studio di questi dati lo portò a sviluppare una serie di principi per interpretare i movimenti del mercato, oggi noti come Teoria di Dow.
Questa teoria non solo rappresenta la base dell'analisi tecnica, utilizzata ancora oggi da analisti e trader per prevedere le tendenze del mercato, ma anticipò anche l'analisi comportamentale degli investitori, descrivendo le dinamiche psicologiche collettive durante le fasi di euforia e panico.
L'eredità di Charles Dow continua a influenzare il mondo della finanza, dimostrando quanto le sue intuizioni abbiano segnato l'evoluzione dei mercati finanziari moderni.

La settimana in borsa:

La settimana si è chiusa con un quadro contrastante sui mercati finanziari. Gli indici europei hanno registrato lievi cali, mentre a Wall Street il Dow Jones e l'S&P 500 hanno mostrato un leggero rialzo, in contrasto con il Nasdaq, che ha chiuso in ribasso seppure di poco.

La riunione della Federal Reserve non ha riservato sorprese: i tassi di interesse sono rimasti invariati, con le future decisioni rimandate a quando sarà più chiaro l'impatto dei dazi sull'economia statunitense. Il rallentamento economico e il calo della fiducia dei consumatori, in un contesto di crescente incertezza, potrebbero frenare la spesa e incidere sulla politica monetaria.

Gli analisti ritengono che tra il rischio di un'economia in rallentamento e il timore di un'inflazione in crescita, prevarrà il primo scenario, portando la Fed a effettuare due tagli ai tassi nelle riunioni estive di giugno e luglio, mentre a maggio si manterrà prudente. Queste aspettative hanno ridato un po' di fiducia ai mercati azionari, anche se gli indici restano su livelli critici e dovranno mostrare segnali di recupero nelle prossime settimane per rassicurare gli investitori, ancora scossi dalle tensioni commerciali.

Sul fronte geopolitico, le mosse di Trump continuano a destare dibattito. Il presidente americano punta a riequilibrare la bilancia commerciale, a suo dire sfavorevole agli Stati Uniti, penalizzati da dazi e barriere che spesso passano inosservati. Se da un lato la sua visione può avere una logica, il suo approccio comunicativo rimane aggressivo e fortemente propagandistico. Resta il mistero su cosa abbia discusso con Putin nelle tre ore di telefonata, in particolare sulla possibilità di una tregua di 30 giorni nel conflitto ucraino e sulle strategie per gestire la pace, ma questi dettagli rimangono sconosciuti.

In Europa, il governo tedesco ha approvato un significativo aumento del debito, o, in un'ottica diversa, ha allentato le misure di austerità con un imponente piano da 500 miliardi di euro destinati a difesa e infrastrutture. Questo intervento potrebbe innescare un effetto volano su un'economia stagnante come quella tedesca, con ripercussioni positive per l'intera area euro. Tuttavia, nel breve termine, il mercato azionario tedesco potrebbe aver bisogno di una fase di consolidamento, essendo già cresciuto sensibilmente.

Guardando alle prossime settimane, potremmo trovarci di fronte a un'Europa ancora in difficoltà e un'America in ripresa. I recenti cali hanno reso più appetibili le valutazioni in termini di P/E delle grandi capitalizzazioni, ma la fiducia degli investitori resta l'elemento chiave: in assenza di essa, spesso si preferisce seguire i titoli negativi dei giornali piuttosto che i fondamentali di mercato.

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