RAPM – Risk Adjusted Performance Measures

Ufficio Studi Fida Ufficio Studi Fida - 05/02/2020 16:45

Gli indicatori di performance ponderati per il rischio nascono dall’esigenza di confrontare investimenti con livelli di rischio e rendimento attesi eterogenei, al fine di selezionare l’impiego più adatto per il proprio capitale a seconda della propria propensione al rischio e dell’aggressività della strategia che si intende attuare.

Mettendo a confronto due strumenti finanziari aventi lo stesso rendimento atteso nel medesimo orizzonte temporale o lo stesso livello di rischio, per un investitore è semplice scegliere come allocare il proprio patrimonio. Data l’avversione al rischio tipica di chi investe risulta naturale allocare le proprie risorse nel prodotto con il maggiore rendimento atteso in caso di omogeneità del livello di rischio e, viceversa, nel prodotto meno rischioso in caso di parità dei rendimenti.

Poiché difficilmente nel mondo reale la scelta dello strumento finanziario nel quale investire risulta tanto semplice, è utile ricorrere a misure di performance che incorporino il rischio nella valutazione del prodotto, così da ottenere un indice ponderato sintetico e facilmente confrontabile dell’appetibilità di un investimento. Esistono dunque diverse Risk Adjusted Performance Measures (RAPM), ognuna con un suo scopo preciso o campo di applicazione specifico.
 

La più diffusa ed utilizzata per la sua semplicità è l’indice di Sharpe, che misura il rapporto tra il rendimento di un investimento, al netto del tasso risk free, e la sua volatilità. Questo indicatore rappresenta l’extra-rendimento dell’investimento per ogni unità di rischio, e dunque premia quelle attività con il maggior rendimento ottenuto ed il minor rischio assunto dato che, a parità di altre condizioni, tale indice diminuisce all’aumentare della rischiosità dell’asset mentre cresce all’aumentare delle performance.

Nelle situazioni in cui l’indice di Sharpe non sia sufficiente a distinguere in maniera adeguata i diversi strumenti, può essere necessario approfondire maggiormente l’analisi utilizzando una diversa misura di rischio. L’indice di Sortino permette di ponderare in maniera diversa i rendimenti, essendo il rapporto tra l’eccesso di rendimento dell’investimento rispetto ad un minimo accettabile (solitamente rappresentato dal risk-free) ed il Downside Risk (DSR). È quindi un indicatore simile all’indice di Sharpe, ma si differenzia da quest’ultimo concentrandosi per quanto riguarda il rischio solo sugli extra-rendimenti negativi.

Un’altra estensione dell’indice di Sharpe è l’indice di Modigliani. Esso è pari all’indice di Sharpe moltiplicato la volatilità del benchmark di riferimento, e rappresenta una misura del rendimento che l’investimento avrebbe garantito se avesse avuto la stessa rischiosità del benchmark. È inoltre espresso in unità di rendimento percentuale, il che rende facilmente confrontabili i valori dell’indice tra strumenti aventi lo stesso benchmark.

Oltre ai precedenti indicatori, variando la misura di rischio al denominatore è possibile ottenere altri indicatori RAPM. Uno di essi è l’indice di Treynor, dato dal rapporto tra l’extra rendimento rispetto al risk-free e il Beta (β) calcolato rispetto ad un benchmark di mercato. Questo indicatore si basa sull’impostazione teorica del CAPM, ed è quindi utile nel caso si voglia valutare l’inserimento di uno strumento all’interno di un portafoglio ben diversificato. In questo caso infatti secondo questo modello l’unico rischio rilevante è quello sistematico rappresentato dal β, poiché è l’unico non diversificabile.
Un ultimo indicatore molto importante soprattutto nell’analisi degli strumenti del risparmio gestito è l’Information Ratio. Questo indice mette in relazione sia una misura di extra-rendimento, sia una misura di extra-rischio di un’attività: infatti è calcolato come rapporto tra i rendimenti aggiuntivi rispetto al benchmark di riferimento e la Tracking Error Volatility. È particolarmente utile nella misurazione dell’efficienza e dell’abilità dei gestori di fondi d’investimento, dato che pone a diretto confronto il rendimento aggiuntivo dovuto all’abilità dello stesso di battere il benchmark con la volatilità di tali extra-rendimenti.

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