Petrolio in rosso, Brexit in alto mare : quali effetti su mercati e valute?

Patrizia Puliafito Patrizia Puliafito - 27/11/2018 12:13

Crolla il prezzo del petrolio e la Brexit naviga in mare agitato.  Cause ed effetti spiegati dal team di  analisti di Amundi e le date da tenere d’occhio.

Dove indirizzare gli investimenti? Cerchiamo di capire le cause degli ultimi sviluppi economici e gli effetti possibili su mercati e valute con il team di Analisti di Amundi Asset Manager.


Petrolio

Il crollo senza precedenti del prezzo del petrolio (– 27%), in 40 giorni, è legato al cambiamento radicale della posizione dell’amministrazione Trump sulle sanzioni in Iran.

Le preoccupazioni riguardanti l’interruzione delle forniture in Iran e in Venezuela sembrano essersi dissolte dopo l’annuncio di Trump di deroga dalle sanzioni per otto Paesi che ha spianato, la strada a un aumento delle esportazioni del petrolio iraniano a breve termine.

Inoltre la produzione non-Opec è aumentata a ottobre di 127.000 barili al giorno, esercitando delle pressioni ribassiste sui prezzi. Al contempo, l’Opec ha rivisto al ribasso le sue previsioni sulla domanda di petrolio nel 2019 che dovrebbe rallentare ancora più rapidamente del previsto.

Da un’ipotesi di offerta insufficiente si è passati rapidamente a un’offerta potenzialmente in eccesso nel 2019 e questo rovesciamento di fronte ha causato un crollo spettacolare del prezzo del petrolio.

Commento 

I mercati hanno probabilmente reagito in modo eccessivo ai recenti sviluppi politici e ai rapporti dell’Opec, per cui  noi prevediamo che nei prossimi trimestri il Brent si manterrà al di sopra dei 70 dollari.


Brexit

Negli ultimi giorni è stato  un susseguirsi di notizie sulla Brexit a partire  dall’annuncio di un accordo tra Unione europea e Regno Unito, alla sua approvazione da parte del Gabinetto del primo ministro britannico, fino alle dimissioni di diversi ministri e l’inizio da parte di alcuni parlamentari euroscettici della procedura per una mozione di sfiducia.

Il motivo principale per cui i fautori di una hard Brexit rifiutano l’accordo è che nel “backstop plan” in cui si prevede che non sarà posto  un confine rigido in Irlanda, il Regno Unito rimarrà un’unione doganale con l’Unione Europea finché non sarà trovata un’altra soluzione, senza la possibilità di uscirne in modo unilaterale.

Theresa May mantiene per ora la sua posizione di primo ministro, la soglia di 48 parlamentari conservatori necessari per il voto di sfiducia potrebbe essere raggiunta. Improbabile invece che tra i 315 parlamentari venga ottenuta la maggioranza per farla cadere.
 

Scenari possibili 

La ratifica dell’accordo da parte del Parlamento britannico  sarà molto difficile e probabilmente creerà nuovi episodi di tensione, ma non è impossibile. Per ora, la maggioranza dei parlamentari dice o fa capire che respingerà l’accordo. Tuttavia, l’atteggiamento finale di alcuni di loro potrebbe cambiare (possibilmente dopo numerose votazioni) quando e se risulterà chiaro che le sole alternative sono:

  • il mancato accordo sulla Brexit,
  • oppure una crisi politica che potrebbe sfociare  in elezioni anticipate.

Riguardo alle intenzioni di voto, alcuni parlamentari potrebbero anche fare del tatticismo.

Per ora  riteniamo che ci siano il 70% di probabilità che si troverà un accordo e  il Regno Unito entrerà in un periodo di transizione almeno fino alla fine del 2020.

Riteniamo che alla fine un accordo ci sarà, ma prevediamo che i percorsi siano diversi, accidentati, inframmezzati da tattiche allarmiste, nuove trattative, crisi politiche, nuove elezioni e una breve estensione delle scadenze.

E’ del 20% la probabilità di una Brexit senza accordo,  pur sapendo che le misure di tamponamento probabilmente impediranno di finire in un quadro commerciale regolamentato dalle norme dell’Ocm.

La probabilità di un secondo referendum, dopo nuove elezioni e la vittoria dei partiti dell’opposizione, invece è  del 10%.

 

Mercati azionari

Questa settimana i mercati emergenti hanno sovra performato i mercati sviluppati grazie soprattutto al rally del mercato azionario cinese. L’ottimismo degli investitori riguardo al commercio sta leggermente crescendo in vista dell’incontro che si terrà questo mese tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping al vertice dei G20 a Buenos Aires.

Commento

Il mercato sembra essere entrato in una fase più volatile.  Si spera che, come è successo negli anni in cui ci sono stati le elezioni Usa a metà mandato del presidente americano, seguano poi mesi vigorosi. Al momento, la convergenza della crescita degli utili, non invita a fare scommesse importanti a livello regionale. Per il momento, in un’orizzonte di breve termine, continuiamo a preferire gli Usa.


Obbligazioni governative

I rendimenti delle obbligazioni governative rimangono bassi. Il differenziale tra crescita economica e tassi di interessi rimane a favore degli Stati Uniti. La correzione dei mercati azionari non è stata sufficiente a mutare la direzione della politica monetaria americana. D’altro canto, il mercato è preoccupato per la solidità della crescita economica mondiale.

Commento

In Cina le misure prese dalle autorità per bloccare l’enorme indebitamento del Paese hanno pesato sulla domanda interna.

Nella zona Euro le esportazioni e gli investimenti sono penalizzati dal calo della domanda mondiale. I negoziati tra l’Unione Europea e il governo italiano sono ancora bloccati. In questo contesto, il primo rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale Europea sembra essere sempre più improbabile.


Obbligazioni corporate

In Europa gli spread dei Paesi periferici sono saliti a seguito della risposta dell’Italia alla Commissione europea in cui ha confermato i dati precedenti riguardo ai presupposti sulla crescita e all’obiettivo del deficit, mentre le incertezze relative agli sviluppi politici nel Regno Unito hanno contribuito a indebolire i mercati del credito europeo.

Commento

Il presidente della Fed Powell ha sottolineato che l’economia USA dovrà affrontare delle difficoltà, e ciò ha contribuito al calo dei rendimenti dei Treasury e all’indebolimento degli attivi rischiosi. L’attuale contesto mantiene una certa pressione sui mercati del credito in quanto persiste l’incertezza politica: tuttavia le valutazioni e i fattori tecnici continuano a sostenere i mercati del credito soprattutto in Europa.
 

Materie Prime

Prosegue lo scivolone di WTI e Brent, scesi rispettivamente a 57$ e 68$, con i mercati chehanno iniziato a scontare una riduzione della domanda di petrolio nel 2019 alla luce delle stime del rapporto mensile dell’Opec.

Commento

La dinamica dei prezzi delle materie prime nei prossimi mesi sarà dettato dall’offerta, in un contesto di aumento della volatilità dovuto soprattutto alle difficoltà legate alla domanda.
 

Valute

La scorsa settimana il dollaro Usa ha ripreso a correre dopo il rallentamento successivo alle elezioni americane di metà mandato. Il biglietto verde si è rafforzato considerevolmente nei confronti delle valute dei Paesi sviluppati ed emergenti.

Euro e  sterlina sono state tra le valute peggiori per via delle probabilità di una hard Brexit e del rifiuto del governo italiano di fare un passo indietro per la manovra.

Commento

Il dollaro continuerà a godere di condizioni favorevoli fino a fine anno per poi iniziare a svalutarsi:  i rendimenti più alti, una crescita ancora positiva e la forte attrattiva degli attivi finanziari americano creano un sostegno a breve termine per la valuta. Detto ciò, e anche alla luce della strozzatura creatasi al Congresso dopo l’esito delle elezioni di metà mandato che dovrebbe impedire di introdurre nuovi stimoli monetari, la divergenza politica tra gli Stati Uniti e il resto del mondo dovrebbe attenuarsi, e ciò lascia presagire dei nuovi rischi ribassisti per il dollaro sopravvalutato.
 

Le date da tenere d’occhio

30 novembre Vertice dei G20 a Buenos Aires

13 dicembre  Riunione della Bce

19 dicembre  Federal Reserve Bank (Fw


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Articolo di Patrizia Puliafito
Fonte: www.salvadenaro.com

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