Petrolio in affanno, scorte in aumento

Maurizio Mazziero Maurizio Mazziero - 07/07/2015 15:00

Nel corso delle ultime sedute il petrolio ha abbandonato l’area di oscillazione compresa tra 57,5 e 62 dollari che aveva ingabbiato i prezzi nei mesi di maggio e giugno.

Sinora i ripetuti tentativi di oltrepassare la soglia superiore di questo trading range erano stati sempre respinti, come al tempo stesso il supporto inferiore era stato in grado di sostenere i prezzi arginando le spinte ribassiste.

 

WTI_20150703


Ma ora che i prezzi hanno violato al ribasso i 57 dollari e navigano da qualche seduta al di sotto della media mobile a 50 periodi potremmo essere di fronte a un nuovo ciclo di ribassi.

I livelli più significativi da tenere sott’occhio saranno i 54,5-55 dollari, che una volta violati potrebbero aprire spazi verso i 50 dollari e in successione i 48 dollari il barile.

 

Forward_Curve_WTI_20150702



L’appiattimento della curva forward nel mese di giugno (linea arancione) aveva indotto a pensare che si potesse assistere a una continuazione del rialzo; velleità smentite dai recenti andamenti di prezzo.

Apparentemente la curva forward di luglio (linea azzurra) è abbastanza simile a quella di giugno, ma è probabile che presto tale curva subirà un aumento dell’inclinazione nella prima parte ampliando l’effetto contango (maggiori informazioni su questo tipo di analisi possono essere reperite nell’articolo La curva forward).

La formazione di un maggiore contango lascerebbe quindi intravvedere un aumento dell’offerta rispetto alla domanda, fenomeno che viene confermato anche dall’analisi delle scorte di petrolio negli Stati Uniti.

 

Scorte oil USA



Tali scorte si trovano ben al di sopra della media degli ultimi 5 anni (banda grigia nel grafico), ma al tempo stesso avevano cominciato a ridursi dopo il picco degli inizi di maggio, in coincidenza con l’avvio del periodo di oscillazione in trading range.

Nell’ultima settimana, invece, le scorte sono tornate ad aumentare per 3,4 milioni di barili.

 

US RigCount 20150702



Inoltre anche il conteggio delle torri di trivellazione negli Stati Uniti è tornato ad aumentare nell’ultima settimana, come mostra il grafico elaborato sui dati della Baker Hughes.

Possiamo concludere dicendo che il calo degli impianti di produzione di olio di scisto appare ormai stabilizzato e risulta compatibile a questi livelli di prezzo. Nel contempo le forze di domanda e offerta stanno cercando di trovare nuovi equilibri, pur in uno scenario di elevate scorte.

Ancora una volta il destino delle quotazioni resta in mano ai paesi Opec, la cui produzione potrà influenzare in modo sensibile il prezzo del barile.


Analisi a cura di Maurizio Mazziero
Fonte: www.mazzieroresearch.com

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