Da qualche settimana la crescita delle trivelle in funzione si è arrestata e si assiste a un modesto ridimensionamento: dal massimo di 768 pozzi in attività ora ci troviamo a 749 con un calo di 19 impianti.
A cosa è dovuto questo calo? Dobbiamo presumere che il prezzo del petrolio non sia più sufficiente per le estrazioni di shale oil?
Dal nostro punto di vista sembrerebbe non essere questo il motivo, quanto piuttosto il legame con la vita media dei pozzi.
Se osserviamo infatti il grafico, che avevamo già proposto in questo articolo, possiamo notare che la produzione di un pozzo tende a decadere del 50% dopo sei mesi, per arrivare a meno del 20% dopo circa 12-16 mesi.
Il progresso tecnologico di questi anni ha aumentato la produttività di ciascun pozzo, ma non ha modificato sostanzialmente la dinamica di produzione.
Se a questo punto torniamo sul grafico delle trivelle notiamo che siamo a circa 16 mesi da quando prese il via l’aumento del numero di impianti in funzione.
Qual è la conclusione che possiamo trarre?
Alcuni impianti avviati a maggio 2016 stanno entrando nella fase di produzione che non li rende economicamente convenienti e quindi vengono spenti, nel frattempo l’attivazione di nuovi impianti prosegue, ma a un ritmo che non riesce a compensare la messa a riposo dei pozzi.
Quanto durerà questa fase?
È probabile che questo fenomeno duri per diverso tempo, con cali settimanali delle trivelle in funzione, intervallati di tanto in tanto da modesti aumenti.
Maurizio Mazziero
Fonte: www.mazzieroresearch.com
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