Paura e creatività non possono convivere nel trading

Elena Sanjust Di Teulada Elena Sanjust Di Teulada - 23/08/2018 12:31

Quando facciamo trading con il rischio di una perdita monetaria realeil nostro cervello può interpretarlo come un reale pericolo per la nostra sopravvivenza biologica, esattamente come se fossimo in pericolo di vita. E innescare un meccanismo neurofisiologico che è esattamente opposto a quello che ci permette di essere creativi, elaborare strategie e fare piani di lungo termine.

La sopravvivenza ha completamente a che fare con lo stato emozionale che chiamiamo paura. La paura è la più primitiva delle emozioni, serve per farci evitare i pericoli. La paura è il segnale di pericolo imminente.
 

Il neuro scienziato Paul Mc Lean è stato il primo, negli anni ’70 del secolo scorso, ad individuare tre stadi di evoluzione del nostro cervello, tre sistemi che ad oggi costituiscono il nostro encefalo:

  • Il cervello rettiliano, il più antico (500 milioni di anni fa) è la sede degli istinti primordiali e le reazioni autonome di fuga e attacco
  • Il sistema limbico (comparso 2-300 milioni di anni fa) è la sede delle emozioni ed è quello che ci permette anche di prenderci cura, di pensare all’altro, di creare legami affettivi e coesione sociale
  • La neocorteccia è il sistema più recente (pur sempre 200 milioni di anni fa) ed è la sede delle capacità razionali e cognitive superiori come il linguaggio, la memoria, la creatività, la capacità di elaborare strategie, fare programmi e prevedere il futuro. È proprio solo di noi esseri umani ed è quello che entra in causa quando scegliamo di portare avanti strategie e visioni che soddisfano desideri e obbiettivi di lungo termine, anche a discapito di soddisfazioni di breve termine. Quello che ci permette di scegliere la gallina domani piuttosto che l’uovo oggi.

La reazione di sopravvivenza e paura avviene a livello del cervello rettiliano. La reazione neuro fisiologica associata (“lotta o fuga”) è completamente automatica e non governabile una volta scattata.
 

La paura crea un blocco dell’azione consapevole, è una specie di scatola dentro cui stiamo “bene” e da cui preferiamo non uscire, visto è creata sia una un punto di vista biologico che psicologico dal meccanismo di sopravvivenza, per evitare i rischi, quindi il disagio. Questa “scatola” è una zona di confort fatta dalle nostre reazioni automatiche, che limitano le nostre possibilità di vedere, realizzare e realizzarci.

In presenza di questo specifico stato neuro fisiologico, le facoltà superiori a livello della neo-corteccia vengono bloccate, le aree del cervello che ci permettono di essere creativi ed elaborare nuove idee e strategie (lobo anteriore destro) sono completamente inibite e facciamo invece appello esclusivamente a ciò che già conosciamo e abbiamo sperimentato (cervello posteriore sinistro)..
 

Nulla è perduto naturalmente: possiamo prendere l’abitudine di fare appello alla nostra mente consapevole, anche nelle situazioni più complesse di mercato. Per esempio allenando fisicamente - con le tecniche giuste, i lobi frontali, la parte più preziosa della neocorteccia.

Il 26 ottobre terremo un workshop di stampo pratico su questi argomenti, puoi trovare qui tutte le informazioni sui contenuti e iscriverti: http://bit.ly/2NLRr9t
 


Articolo a cura di Elena Sanjust di Teulada e Alessia Tanzi

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