Opec, Huawei e dazi potrebbero convincere la Fed a rallentare?

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 07/12/2018 14:05

Volatilità a Wall Street

L'indiscrezione era circolata già nella serata di ieri (ora italiana) dalle colonne del Wall Street Journal e ha contribuito a migliorare l'atmosfera cupa che si era creata già in preapertura con i futures statunitensi tutti in negativo, permettendo, tra l'altro, al Dow Jones di chiudere a -0,3%, con poco meno di 80 punti di perdita quando, invece, era crollato di quasi 800. Lo stesso è successo all'S&P500 che ha realizzato perdite non oltre lo 0,15% e al Nasdaq è andata anche meglio con un attivo dello 0,4%. Non solo, ma in quel deserto sconsolato che si sono rivelati i mercati globali ieri, il guadagno registrato su Amazon, Netflix e Alphabet (olre l'1%) sa quasi di miracoloso.
 

Il caso Huawei

La tempesta si era scatenata con il coagularsi di più fattori negativi ormai presenti da giorni sui mercati, anche se la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'arresto in Canada (per richiesta degli Usa) del Cfo di Huawei (oltre che figlia del fondatore) Meng Wanzhou con l'accusa di aver fornito apparecchiature e tecnologie all'Iran, violando così l'embargo attuato da Washington. Un arresto che, sebbene avvenuto il primo dicembre, è stato reso noto solo ieri, una decisione che è stata presa sicuramente per motivi politici ma che dimostra la fragilità di una tregua commerciale apparsa già flebile all'indomani dell'annuncio, fin troppo ottimista, di un Presidente Trump in preda a velleità di trionfalismo.


Tregua Commerciale a rischio

Infatti le autorità di Pechino hanno atteso molto tempo prima di confermare, a denti stretti e in maniera estremamente edulcorata, quanto dichiarato da Trump. Gli acquisti “in grandi quantità” di veicoli agricoli e di materie prime descritti dal presidente Usa, si sono trasformati, nel comunicato di Pechino, in acquisti fatti “nella misura dello stretto necessario”. E ancora: i tagli che “certamente” Pechino avrebbe fatto sui dazi alle auto estere, nelle parole dei vertici asiatici, erano non più di “speranze” di poter diminuire le tariffe. Insomma, oltre che delusi, gli operatori si sono trovati spesso anche confusi nel capire cosa veramente si siano detti i due. E cosa Trump abbia effettivamente compreso.

In realtà il tutto può essere più facilmente compreso all'interno della strategia solitamente attuata dal tycoon, strategia fatta di atmosfere tese, confuse e spesso minacciose, che si dovrebbero sciogliere poi immediatamente prima, se non durante, gli incontri delle delegazioni con il colpo di scena da lui creato.

 

La curva dei rendimenti

Ma a prescindere da questo, sul tavolo resta il fatto che la tensione tra Usa e Cina torna ad aumentare in maniera esponenziale proprio mentre aumentano in parallelo le paure per una drastica diminuzione della crescita a livello mondiale. Lunedì, infatti, si è verificata la tanto famosa e temuta inversione della curva dei rendimenti; in altre parole i rendimenti statunitensi dei titoli di stato a tre anni hanno superato quelli del taglio quinquennale, un segnale tecnico che solitamente indica l'arrivo di una recessione. Come detto, però, si tratta di un primo segnale, solo indicativo, per quanto forte, di un cambio di direzione: statisticamente la recessione che segue l'inversione della curva si presenta solo anni dopo che il rendimento biennale ha superato quello a dieci anni. Ma il trend, visto quanto sta accadendo, potrebbe essere già avviato.

 

Ultima zavorra? Il petrolio

Il greggio resta in calo nonostante la riunione dell'Opec tenutasi a Vienna che aveva suscitato qualche speranza. Dopo l'annuncio di tagli inferiori a quanto atteso (circa 1 milione di barili in meno contro le previsioni che parlavano di 1,2 o 1,4 milioni) si guarda con ansia alle parole della delegazione russa (membro esterno all'Opec che ha confermato il suo appoggio per tutto il 2019) nella speranza che si possa incrementare il risultato. Ma l'Opec deve combattere anche con i sempre più forti malumori interni: l'Iran che tuona contro quel taglio da 1 milione di barili che sembra confermare un atteggiamento troppo accondiscendente verso le richieste di Trump di lasciare le cose come stanno, senza intervenire. Ma Teheran ha anche protestato per il fatto che la delegazione araba, che guida di fatto l'Opec, appena giunta a Vienna, ha preferito incontrare prima il responsabile Usa per l'Iran Brian Hook che i rappresentanti iraniani. Troppo per tacere.


Caos mercati

Sfortunatamente in tutto questo, regna ancora il peggior nemico dei mercati: la confusione. Poche le notizie che trapelano sul caso Huawei e anche il fatto che l'arresto, avvenuto a Vancouver circa una settimana fa, sia stato reso noto adesso e che nemmeno la società delle Meng sia in grado di darne di più precise, fa capire che la situazione è in piena evoluzione. Cos significa questo? Che il mercato continuerà a essere un calderone di preoccupazioni che porteranno la più estrema cautela (nel peggiore dei casi, il panico) tra gli operatori.


Articolo a cura di R.P.

 

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