Grano, mais e soia si apprestano a concludere un mese di aprile estremamente vivace, con forti progressi delle quotazioni e un brusco arretramento nella seduta di venerdì scorso.
Tutto è iniziato il 31 marzo con la pubblicazione, da parte del Dipartimento dell’Agricoltura americano (Usda), delle intenzioni di semina degli agricoltori per la stagione 2016.
Le propensioni dei coltivatori hanno indicato per il mais un aumento dell’area coltivata del 6% rispetto al 2015, raggiungendo la maggiore area destinata dal 2014, un calo del 9% rispetto al 2015 per il grano con la minore area dal 2012 e un modesto calo dell’1% per la soia con la minore area dal 2014.
Se si dovessero valutare solo questi dati, le prospettive sarebbero fortemente rialziste per il grano, ribassiste per il mais e neutrali per la soia.
In realtà la lettura di questi dati deve essere posta in relazione con l’equilibrio fra domanda e offerta e il livello delle scorte rimanenti dalla stagione precedente.
Lo scenario che ci troviamo in questo caso è completamente capovolto e spiega non solo l’andamento dei prezzi degli ultimi sei mesi, ma anche le intenzioni di semina degli agricoltori.
Per il mais la produzione e il consumo mondiale sono in equilibrio, intorno ai 970 milioni di tonnellate, ma le scorte finali sono al livello più alto dal 2011 e corrispondono a circa 2,6 mesi di consumo.
Il grano invece presenta una produzione mondiale in forte surplus rispetto al consumo, l’eccesso di produzione si è sempre più ampliato dal 2013 ad oggi sino ad arrivare a 30 milioni di tonnellate; le scorte si presentano oltremodo fornite e corrispondono a oltre 4 mesi di consumo.
La condizione più interessante è quella della soia, che presenta produzione e consumo mondiali in continua crescita, ma pressoché in equilibrio fra loro; le scorte sono in forte ridimensionamento rispetto alla stagione precedente e sono giunte a 3 mesi di consumo.
È abbastanza comprensibile che proprio la soia, dopo essere stata fortemente penalizzata nel corso degli ultimi due anni, ha trovato la forza per mettere a segno negli ultimi 40 giorni un rialzo di oltre il 20%.
Tuttavia nella seduta di venerdì scorso si sono affacciate ampie prese di profitto con un crollo consistente dei prezzi.
Grande attenzione quindi allo sviluppo delle quotazioni nella settimana in corso: il proseguimento del ribasso sino a 9,6 dollari bushel andrebbe interpretato come un fisiologico storno del movimento rialzista precedente.
Discese al di sotto di 9,2 dollari bushel ricondurrebbero, invece, la soia in quell’ampia zona di oscillazione con base a 8,6 dollari; mentre un recupero dei 10,5 dollari si troverebbe nuovamente a fare i conti con la resistenza che ha fermato la corsa di questi giorni e il cui superamento aprirebbe la strada ad ambiziosi traguardi posti tra 11 e 12 dollari bushel.
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Maurizio Mazziero
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