Nel corso delle ultime settimane la Turchia è stata al centro di una tempesta finanziaria che ha fortemente svalutato la sua valuta.
Purtroppo questa tempesta finanziaria ha coinvolto numerosi risparmiatori italiani che, attratti dagli elevati rendimenti e (forse) inconsapevoli dell'elevato rischio, hanno investito in obbligazioni in lira turca.
La conseguenza della svalutazione della lira turca è stata il forte deprezzamento del valore degli investimenti effettuati in quella valuta.
In questi ultimi giorni sono stato letteralmente inondato di email e telefonate di lettori che mi hanno posto sostanzialmente due tipologie di domande:
-ho in portafoglio delle obbligazioni in lira turca, cosa devo fare?
-non ho in portafoglio obbligazioni in lira turca ma ho visto che sono scese molto di prezzo ed è aumentato notevolmente il rendimento, è il momento di acquistare?
In questo articolo darò una risposta ad entrambe queste domande ma, per poterlo fare in modo completo, occorre procedere per gradi.
Il primo passaggio consiste nel delineare la panoramica delle obbligazioni emesse in lira turca che sono quotate sui principali mercati italiani, Borsa Italiane ed Eurotlx.
Attualmente sul mercato sono presenti obbligazioni in lira turca emesse da emittenti sovrannazionali, come ad esempio la BEI (Banca Europea per gli Investimenti), e da emittenti corporate, come ad esempio banca Imi, come illustrato nell'immagine sottostante.
(elaborazione dati Skipper informatica srl)
Esplicitare questa differenza a livello di emittente è utile perché permette ad un risparmiatore italiano di identificare i rischi di ogni specifica emissione.
Le obbligazioni infatti emesse da emittenti sovrannazionali in lira turca espongono il risparmiatore al rischio cambio mentre invece non lo espongono al rischio default, dal momento che generalmente gli enti sovrannazionali hanno un pedigree (rating) elevato, che spesso coincide con la famosa “tripla A” (AAA) che rappresenta il massimo grado di solidità patrimoniale.
Al contrario invece, le obbligazioni emesse da emittenti corporate in lira turca espongono un risparmiatore sia al rischio default dell’emittente che al rischio cambio.
Dopo aver effettuato questa doverosa premessa, è giunto il momento di formulare alcune ipotesi di gestione della posizione per chi ha in portafoglio le obbligazioni in lira turca.
Una prima ipotesi consiste nel “mediare al ribasso”: personalmente scarterei però questa ipotesi, dal momento che questa soluzione si rivela spesso un boomerang che ti passa dalla padella alla brace, e ti espone a numerosi rischi.
Il primo rischio consiste nell’investire in un asset impostato al ribasso e che si muove nella direzione opposta a quella desiderata (fermati un attimo a pensare: se fossi in una sala corse all’ippodromo, continueresti a puntare ed a scommettere su un cavallo zoppo? Nella vita reale sicuramente non lo faresti, perchè lo considereresti un comportamento illogico e irrazionale, mentre invece sui mercati finanziari spesso continui a puntare sul cavallo zoppo, ossia continui ad acquistare quote di un prodotto finanziario che continua a deprezzarsi).
Il secondo rischio consiste nell’aumentare l'importo investito in una posizione in perdita con la conseguenza di aumentare l’importo complessivo in sofferenza all'interno del portafoglio.
Il terzo rischio è una conseguenza del precedente e si concretizza nell’aumentare l'esposizione su un singolo titolo con la conseguenza negativa di sbilanciare il portafoglio e di aumentarne il rischio.
Il quarto rischio consiste nel mantenere bloccato il capitale per un lungo periodo mentre, in alternativa, si potrebbero investire i soldi in altri strumenti finanziari, che potrebbero permettere contemporaneamente sia di porre fine alla perdita sia di iniziare a recuperare il denaro perso.
Una seconda ipotesi consiste nel vendere oppure nel ridurre la posizione: qualora la perdita monetaria sia superiore all’ammontare massimo che sei disposto a perdere, è saggio valutare di chiudere la posizione, oppure di ridurre l’esposizione. Si tratta indubbiamente di una soluzione dolorosa ma ho constatato personalmente che è sempre consigliabile rispettare alla lettera la propria pianificazione finanziaria personale, senza mai chiudere un occhio nella gestione del rischio perché sono le grandi perdite che conducono alla rovina finanziaria.
Una terza ipotesi consiste nel mantenere la posizione fino a scadenza e poi di reinvestire il denaro in una nuova obbligazione, sempre in lira turca.
In quest’ottica l’ideale consiste nel reinvestire in un obbligazione selezionata ponderando i seguenti fattori: elevato rendimento, elevata cedola, prezzo ridotto (sotto 100, ossia sotto la pari) e magari anche lunga scadenza.
Inoltre è indispensabile reinvestire le cedole incassate, acquistando quote della stessa obbligazione oppure di una nuova ma selezionata con il criterio appena illustrato.
Adottando questa strategia, sul lungo periodo aumenti le probabilità di ottenere un rendimento positivo dall’investimento in obbligazioni in valuta emergente.
Approfondirò la descrizione di questa strategia nel corso online "investire con le obbligazioni"
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In merito invece alla domanda “è il momento di acquistare?”, ritengo che la strada da percorrere sia quella della prudenza perché personalmente credo che lo scenario di medio periodo continuerà a delineare una lira turca debole nei confronti dell’Euro, in linea quindi con la tendenza di lungo periodo del cross Euro-Try, illustrata nel grafico sottostante.
Se desideri investire in obbligazioni in lira turca, ti consiglio due strategie.
La prima soluzione consiste nel cercare di cogliere il “timing”, ossia il momento propizio per acquistare e per vendere, aiutandoti con gli strumenti dell’analisi tecnica ed adottando un approccio operativo dinamico.
In particolare ti consiglierei di utilizzare agli indicatori di tendenza, come le medie mobili, il Supertrend oppure quelli che descrivo nel mio libro "trading con gli oscillatori". In quest'ottica, quando i prezzi scendono sotto al valore del Supertrend, si acquista l’obbligazione in lira turca, mentre al contrario, quando le quotazioni salgono sopra all’indicatore, si chiude l’operazione e si resta flat, ossia senza bond in lira turca in portafoglio.
La seconda strategia consiste nell’utilizzare un conto in valuta (multicurrency) per acquistare, magari attraverso ingressi frazionati, obbligazioni selezionate con il criterio che ti ho illustrato in precedenza (elevato rendimento, elevata cedola, prezzo ridotto e scadenza medio-lunga) e reinvestendo le cedole che man mano vengono incassate. Utilizzare un conto in valuta ti permette di vincolare l’investimento e i suoi proventi (cedole) al valore del cambio iniziale. Ovviamente il conto multicurrency non elimina completamente il rischio cambio ma indubbiamente contribuisce a limitarlo e aiuta a gestirlo: in questo modo un domani, quando l’attuale eccesso del rapporto Euro – Lira turca si sarà riassorbito (almeno in parte), potrai valutare di convertire nuovamente l’investimento in Euro.
Per approfondire, per fare domande o chiedere informazioni in merito agli argomenti trattati in questo articolo,
ti consiglio di iscriverti al mio gruppo chiuso su Facebook "Gabriele Bellelli - Trading & investing"
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In entrambi i casi, o più in generale ogni volta che affronti il mondo delle obbligazioni in valuta di paesi emergenti, è utile rispettare le seguenti regole:
-verifica se la tua personale propensione al rischio permette di accollarsi il rischio valutario;
-dedica alle obbligazioni in valute emergenti solo piccole porzioni del capitale, ad esempio esporsi ad una singola valuta per un massimo del 1-2% di portafoglio. L’ideale è investire solo quella quota di portafoglio che sei disposto a rischiare di perdere oppure a tenere vincolata per un lungo periodo di tempo.
-privilegia gli emittenti solidi, come gli Stati e gli enti sovrannazionali (ad esempio la BEI), che si caratterizzano per un elevato rating e quindi per un basso rischio default.
Dal momento che stai correndo il rischio cambio, non ha senso assumersi anche il rischio insolvenza dell’emittente.
-privilegia gli emittenti come gli Stati o gli enti sovrannazionali che si caratterizzano per una tassazione del 12,50% è meno elevata rispetto a quella del 26% che si applica alle obbligazioni corporate.
Purtroppo solo pochi investitori adottano questa accortezza che in realtà si rivela sia nel breve che (soprattutto) nel lungo periodo un enorme vantaggio in termini di performance.
-privilegia sempre le obbligazioni molto liquide e quindi molto scambiate perché, in caso di necessità, sarà sempre possibile individuare una controparte con cui effettuare uno scambio al prezzo di mercato.
In altre parole, le obbligazioni molto scambiate ti permettono di evitare il rischio di restare con il cerino in mano: nel caso in cui sia necessario vendere di corsa, non c’è il rischio di non trovare un acquirente oppure di vendere ma ad un prezzo particolarmente penalizzante.
-reinvesti le cedole che man mano incasserai, acquistando quote della stessa obbligazione oppure acquistandone altre, selezionate con il criterio che ho illustrato in precedenza.
-utilizza un conto in valuta.
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