Le quotazioni dell’oro continuano a muoversi al rialzo

ActivTrades ActivTrades - 08/08/2019 16:58

Le quotazioni dell’oro continuano a muoversi al rialzo. Le ragioni alla base della corsa del metallo giallo sono molteplici. Da un lato ci sono senz’altro le tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina: i nuovi dazi voluti da Donald Trump hanno generato una rapida risposta cinese con la svalutazione dello yuan, salito per la prima volta da oltre un decennio oltre quota 7. Dall’altra, poi, i timori per un rallentamento dell’economia mondiale, con le banche centrali che si stanno affrettando a tagliare i tassi di interesse, forse anche più di quanto sarebbe realmente necessario al momento, ma con il chiaro intento di prevenire e mitigare gli effetti della guerra dei dazi. Si pensi alla Banca Centrale neozelandese, che ha tagliato di mezzo punto da 1,50 a 1,00% il costo del denaro, mentre mosse simili sono arrivate da India e Thailandia e dalle Filippine, indicando una chiara direzione.

In questo scenario il lingotto ha trovato un numero crescente di compratori, con le quotazioni che sono volate fin oltre quota 1.500 dollari, aggiornando i massimi dal 2013, mentre il World Gold Council ha rilasciato i dati relativi alla domanda aurea delle banche centrali, ancora in crescita nel 2019, ad una cifra record di 374 tonnellate nel primo semestre 2019.

Dal punto di vista tecnico le quotazioni del lingotto giallo appaiono ancora impostate al rialzo, con la possibilità di vedere altri rally. Una frenata, invece, potrebbe arrivare nel caso di un riavvicinamento fra Usa e Cina, con un allentamento della guerra valutaria che sta spingendo le banche centrali a svalutare le proprie divise sul mercato forex, mentre Donald Trump chiede a gran voce una Fed piu’ accomodante ed altri tagli dei tassi anche da parte della Banca Centrale Americana.

La salita dell’oro in un grafico giornaliero dalla piattaforma ActivTrader


Fra le vittime dell’escalation della guerra dei dazi possiamo senz’altro annoverare il petrolio, con la quotazione WTI che ha proseguito la sua discesa verso l’importante soglia psicologica dei 50 dollari. La flessione è alimentata dall'inasprimento delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, che hanno creato ulteriori incertezze alle già deboli prospettive di crescita dell'economia globale e, di conseguenza, ridotto la domanda energetica. Inoltre, alcune case d’affari hanno abbassato le previsioni sui prezzi per il 2019 e stimano che nella prima metà del 2020 l'offerta globale di greggio sarà superiore ai consumi. Ad alimentare la discesa hanno contribuito anche i dati relativi alle scorte di petrolio, cresciute decisamente più delle attese (nella settimana terminata il 2 agosto sono infatti salite a 2,385 milioni di barili), in un clima di generale risk-off sui mercati. La tenuta del supporto posizionato a 51 dollari al barile appare dunque significativa per evitare nuove discese verso i valori visti sul finire del 2018

La discesa del petrolio in un grafico giornaliero dalla piattaforma ActivTrader
 


Carlo Alberto De Casa

Capo analista ActivTrades
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