Il primo Tsunami finanziario 4.0

Claudia Segre Claudia Segre - 13/02/2018 16:11

Ci eravamo illusi che potesse arrivare una correzione salutare, sebbene con qualche ritardo. Molti analisti e strategist la ritenevano anche utile per dare la possibilità a grandi e piccoli investitori (quindi le cosiddette Mani Forti e il retail) di aggiustare le proprie posizioni, forzatamente esposte verso l'azionario data la bonanza della congiuntura globale. Ma, invece, è crollato giù tutto, in un battibaleno anche sorprendente.
 

Ci si potrebbe rifugiare nella giustificazione dell'impennata dell'indice VIX, uscito dalla fase dormiente, un fatto che ha creato non pochi problemi a fondi ed ETF ad esso collegati. Ma dal rapporto EPFR dei flussi nella settimana in corso i fatti sono inequivocabili:
 

I deflussi dai fondi emergenti in divisa forte ammontano a oltre 1325 ml di dollari USA, quelli sui fondi HY americani a 3731 ml di dollari, ai quali si aggiungono quelli sui fondi non americani ad alto rendimento per 850 ml di dollari usa e, per finire, 710 ml di dollari Usa investiti nei fondi investment grade. Ma il dato più forte sono quei 32989 ml di dollari Usa in uscita dai fondi azionari dei mercati G7.
 

È evidente che l'entità dei flussi che hanno causato questa correzione rappresentano un punto a favore di un ulteriore fase di ribasso. E questo nonostante le ottime trimestrali e le prospettive di utili consolidati migliori, grazie alla crescita del Pil globale.
 

Non a caso torna l'interesse sull'oro, mentre le tensioni non risparmiano il petrolio, il gas naturale (ma qui c’è di mezzo anche il clima) e alcuni metalli industriali.
 

L'aggiustamento dei portafogli dei fondi pensione sulla parte lunga ed extra lunga delle scadenze iniziato lo scorso venerdì, prima del black Monday, a favore di un incremento delle posizioni sul mercato obbligazionario, hanno visto crescenti prese di profitto opportunistiche su tutti mercati azionari dove erano investiti.
 

Il cambiamento di scenario è evidente anche nel rendimento del Bond decennale Usa, sopra i massimi del 2015, mentre per adesso il nostro BTP a 10 anni resta inaspettatamente sotto la soglia del 2%, con uno spread a 120 punti base impermeabile a qualsiasi dibattito elettorale (sciocchezze comprese).
 

Sarebbe troppo facile dire che: le elevate vette raggiunte dai prezzi dell'azionario hanno più senso con uno scenario di tassi che restano bassi, ancora per un semestre, almeno. Perché la congiunzione astrale raggiunta la scorsa settimana, con le dichiarazioni della Banca d'Inghilterra, vede ormai tutte le banche centrali allineate su un'accelerazione del percorso di rialzo dei tassi, un fatto che non è compatibile con ulteriori record.
 

Il dato della prossima settimana sull'inflazione americana sarà lo spartiacque per definire la profondità di questa fase di correzione. Probabilmente il dato offrirà qualche opportunità molto selezionata di trading di brevissimo periodo, ma lascerà strascichi sulle strategie di portafoglio a lungo termine.
 

Siamo di fronte alla prima importante correzione dei mercati finanziari da lungo tempo, ma soprattutto collocata in una fase di rivoluzione digitale. Dove, come era immaginabile, volumi ed entità del movimento subiscono l'accelerazione data dall'utilizzo di algoritmi e nuove tecnologie.
 

Nulla di nuovo sotto il sole di uno scenario di mercati globalizzati ad alta tecnologia, sul quale riflettere per attrezzarsi a decisivi cambiamenti nell'entità dei movimenti più importanti di trend di mercati finanziari.


Claudia Segre
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