Il petrolio del futuro? Si chiama coltan

Rossana Prezioso Rossana Prezioso - 27/02/2019 15:56

Si chiama coltan ed è uno di quegli elementi che, come le famose “terre rare”, fanno gola a molti. 

 

Cos’è il coltan

La columbite-tantalite o columbo-tantalite è un materiale che può immagazzinare grandi quantità di elettricità, un mix di columbite, manganesio e tantalite. Tradotto in termini più semplici: un elemento indispensabile per tutti i device che ci troviamo ad armeggiare ogni giorno. Non solo, ma una capacità molto alta di immagazzinare elettricità permetterebbe lo sfruttamento del coltan anche nella creazione di batterie sempre più potenti. Indispensabili per il futuro del settore automotive.


Dove si usa?

Tecnicamente, però, il coltan ha anche un’altra caratteristica: la radioattività. Il che ne promuove la presenza anche nelle apparecchiature comandate a distanza (anche satellitari) e in quelli di microelettronica e di posizionamento, tutti di primaria importanza per la sicurezza nazionale. Da qui nascono previsioni che vedono la domanda di coltan triplicata entro i prossimi 5 anni. Praticamente un asso nella manica di cui, finora, si è occupata, moltissimo, la Cina. Da tempo interessata ai territori africani. Il motivo?


Coltan: prima in Africa ora in Venezuela

Congo, Ruanda e Burundi non avranno più l’esclusiva delle miniere, in realtà veri e propri gironi infernali in cui la vita umana non ha il minimo valore.  Attualmente, infatti, il più grande sito di estrazione della materia si trova in Venezuela. Quasi 8 milioni di dollari al giorno di introiti che però non andranno a beneficio della popolazione. Il contestato presidente Nicolas Maduro, nuovamente eletto dopo un voto caratterizzato da numerose irregolarità, deve ora combattere contro il leader dell’Assemblea nazionale dell’opposizione Juan Guaidó, a sua volta autoproclamatosi presidente. Quest’ultimo gode dell’appoggio internazionale (sebbene con qualche eccezione) mentre Maduro ha dalla sua parte l’esercito venezuelano e l’appoggio di Cina, Russia e Turchia. Una lotta interna, quella di Caracas, che gli Usa hanno subito fatto propria schierandosi dalla parte di Guaido.


Obiettivo degli Usa: battere la Cina

In realtà il conflitto è visto come facile porta d’ingresso nel paese per più di un motivo. Prima di tutto per la possibilità di entrare nel mercato del petrolio con la possibile privatizzazione delle Pdvsa, la compagnia petrolifera finora statale. Per Washington significherebbe riuscire ad avere la strada spianata verso le più grandi riserve petrolifere del pianeta. E nulla sarebbero a questo punto i capitali necessari per rinnovare le apparecchiature. Contemporaneamente, però, gli Usa potrebbero anche arrivare per primi nel nascente mercato del coltan. Forse anche prima della Cina. Forse. 

 


 Articolo a cura di Rossana Prezioso
 

 

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