Oggi valutiamo la performance dei prezzi del settore bancario da un punto di vista tecnico, lasciando da parte gli aspetti fondamentali che certamente sono di notevole importanza ma richiedono un altro tipo di approccio.
In questo grafico viene rappresentato un indice (in rosso) ricavato dalla somma dei prezzi dei principali titoli bancari italiani quotati (Intesa, Unicredit, Mediolanum, Mediobanca):
come sappiamo, questi titoli rappresentano un peso rilevante nell’andamento dell’indice Mib, ma è soprattutto dal 2022, con la lievitazione dei profitti direttamente collegata all’aumento dei tassi di riferimento, che per il comparto, e quindi per la Borsa italiana, si è aperta un’epoca d’oro che sembra non fermarsi neanche adesso che la politica monetaria e di rifinanziamento della Bce si sta ammorbidendo.
Innanzitutto, questo è un settore in cui il buy-back è pratica comune (Unicredit è fortissima in questo, basti pensare che nel 2023 4,8 miliardi dei 9,5 di utile vengono destinati all’acquisto di azioni proprie) e ciò garantisce una buona spinta all’andamento dei titoli e, di conseguenza al Sentiment:
che, come è immaginabile, coglie e amplifica la buena onda che caratterizza il settore dal 2022.
Questo insieme di cose ha spinto il comparto su dei livelli che, dal punto di vista tecnico, sono tiratissimi:
e a qualsiasi investitore di buon senso verrebbe spontaneo andare a cercare una presa di profitto, vedendo nell’assetto attuale dei prezzi una distribuzione che potrebbe, da un momento all’altro, sfociare in mark-down:
questa è la previsione più ragionevole e “utile” che mi aspetto nei prossimi mesi. Una previsione però che richiede una notevole inversione di Sentiment (dall’Euforia al Pessimismo) che, come sappiamo, ha ben poco di ragionevole e di prevedibile.
di Paola Migliorino - www.borsari.it