I mercati finanziari sono fonti obbligatorie di discussioni: c’è sempre chi pensa che i prezzi siano destinati ad aumentare, chi invece vede imminente un ribasso; non fosse così non esisterebbero gli scambi.
In questo inizio del 2020, chi si occupa di mercati sta riflettendo su quanto l’azione delle Banche centrali possa influenzare i prezzi degli asset, senza tener conto dagli eventi che incidono sull’economia reale.
Se quindi Standard & Poor’s taglia al 5% le stime del Pil cinese e la Fed, nel suo rapporto semestrale, esprime preoccupazioni sulle ricadute del virus in Cina, abbiamo d’altra parte le iniezioni di liquidità per 1200 miliardi di yuan (171 miliardi di dollari) effettuate dalla Banca centrale cinese; se invece constatiamo la débâcle dell’industria tedesca (-3,5% a dicembre rispetto il mese precedente, pari a -6,8% su base annua) e lo stato quasi recessivo dell’economia italiana, possiamo confidare sulla Bce e se mai l’economia americana dovesse perdere dei colpi, allora la Fed scenderebbe immediatamente in campo. Stando così le cose alcuni operatori hanno approfittato della situazione favorevole rimanendo investiti e non curando i vari problemi che inevitabilmente sorgono di tanto in tanto. Chi invece ha temuto le varie contingenze negative ha dovuto sempre ricredersi.
Se è vero che per le decisioni d’investimento i fattori reali dell’economia hanno perso d’importanza e che le Banche centrali sono pronte a supplire ad ogni evenienza con la loro liquidità creata dal nulla, i prezzi degli asset azionari sarebbero destinati ad ulteriori salite. Non metto in dubbio che vi possano essere ulteriori apprezzamenti, ma, sono anche certo che, ad ogni nuovo balzo dei prezzi, le motivazioni dei rialzisti rimarrebbero sempre legate all’azione delle Banche centrali. Il mantra ricorrente tra molti miei amici in questi giorni è stato: “se non siamo scesi neanche in questa situazione, allora non si scenderà più”. Se quindi “ogni storno deve essere comperato perché ci sono le Banche centrali”, la logica imporrebbe che, prima o poi, tali storni non avverrebbero più, perché nessun operatore sarebbe così ingenuo da vendere a prezzi inferiori sapendo dell’inevitabile recupero. Quindi, giocoforza, se tra i mercati si ramificasse l’idea che non si possa più scendere, si finirebbe inevitabilmente in bolla per l’irrazionalità del paradigma enunciato. Lo stesso Jerome Powell, al Fomc del 29 gennaio 2020, ha espresso qualche preoccupazione per via delle “quotazioni un po’ alte”.
Leva Fissa
Tony Cioli Puviani
Fonte: certificati.vontobel.com
Le informazioni contenute in questo sito non costituiscono consigli né offerte di servizi di investimento.
Leggi il Disclaimer »