Si respira aria di nuova moneta stampata sia negli Usa che in Europa.
Dopo il rinvio dello scorso settembre, la Fed sembra essere davvero intenzionata ad aumentare i tassi di interesse durante la prossima riunione del 16 dicembre ed il consensus degli analisti a favore di questa decisione è passato da un 52% ad un prevalente 75% nell’ultimo mese. Rimane ancora da capire di quanto salirà il costo del denaro ma, al momento, i mercati azionari statunitensi non ne stanno affatto risentendo.
L’indice S&P500, ad esempio, pur non mostrando sufficiente forza per raggiungere i precedenti massimi a quota 2.110, si sta comunque mantenendo vicino all’area di ipercomprato, sia perché vi è un fisiologico flusso in entrata dovuto al contestuale disinvestimento di Titoli di Stato americani, sia perché la politica restrittiva della Fed non potrà che rafforzare ulteriormente il dollaro, spingendolo probabilmente sotto il supporto di 1,05.
Una situazione analoga è vissuta anche in Europa, dove il Presidente della Bce Mario Draghi non perde occasione per annunciare di essere “pronto a tutto” per sostenere l’economia continentale, sia in materia di tassi (negativi?) chi di QE (ampliando il programma dell’acquisto di asset). Il prossimo incontro della Bce è fissato per il 3 dicembre, quindi ancora prima di quello del Fomc statunitense, ma in questo caso il risultato del meeting è tutto tranne che scontato: Draghi, infatti, dovrà vedersela con la corrente “tedesca” del consiglio direttivo della Bce, decisamente contraria ad implementare ulteriormente il piano di stimoli all’economia.
Sul Future italiano FTSE/MIB, pertanto, il consiglio operativo è quello di agire secondo il detto “acquista sulle voci e vendi sulle notizie”: fino a metà dicembre, dove ogni analisi dovrà essere rivalutata sulla base delle mutate condizioni macroeconomiche, il segnale LONG scatta al superamento del livello 22.635 con obiettivi a 23.060 e 23.390, con stop loss a 23.330.
Grafico daily del Future FTSE/MIB
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