Il settore delle Financial Technologies (o FinTech) è attualmente uno dei settori più dinamici e con più ampi margini di crescita. Continuamente nascono nuove idee e start-up innovative, con progetti che promettono di rinnovare il sistema finanziario dalle fondamenta, e spesso è questo a cui pensiamo quando ci riferiamo a questo settore.
Parallelamente, però, sono molte le imprese classificabili come FinTech che sono ormai realtà affermate, ad esempio nell’ambito dei pagamenti digitali o della negoziazione titoli. Una di esse, la compagnia tedesca Wirecard, è stata al centro di un recente scandalo che ha attirato molto l’attenzione dei media e della platea degli investitori sia sulle imprese di questo settore, sia sulla regolamentazione e sui controlli a cui dovrebbero essere sottoposte.
Il termine FinTech è generico e non si riferisce soltanto alle realtà più innovative, ma più in generale a quel settore che racchiude tutte quelle imprese che si occupano di applicare le moderne tecnologie all’attività finanziaria. Nell’ambito del risparmio gestito sono diverse le soluzioni che permettono di investire in questo tipo di compagnie, ed è per questo che recentemente FIDA ha creato un’apposita categoria di strumenti, gli Azionari Settoriali FinTech.
Politica d’investimento
I fondi appartenenti alla categoria FIDA Azionari Settoriali FinTech si contraddistinguono per una politica incentrata sull’investimento azionario, focalizzandosi su quelle imprese che sfruttano la tecnologia per migliorare o rivoluzionare i servizi finanziari tradizionali. Geograficamente investono in tutto il mondo senza un focus specifico su determinate aree, ed è spesso permesso ai gestori l’utilizzo di strumenti derivati sia a fini speculativi che di copertura.
Attualmente vi sono inclusi 5 diversi comparti, con politiche di investimento poco dissimili tra di loro e aderenti a quella poc’anzi specificata. Nonostante non abbiano limitazioni dal punto di vista geografico, tutti i comparti presentano una rilevante concentrazione degli investimenti negli Stati Uniti, con una percentuale del totale delle attività investita nel mercato americano che varia da circa il 50 al 70%.
Dal punto di vista invece delle principali attività detenute in portafoglio, osservando i primi 10 titoli per valore sul totale del patrimonio la maggioranza dei comparti è particolarmente concentrata su realtà di grandi dimensioni del settore dei pagamenti digitali, seguita dalle società di gestione delle borse valori e data provider finanziari. La scelta dei titoli per molti dei comparti analizzati è guidata da analisi di tipo fondamentale e mirata a individuare quelle società con le migliori prospettive di crescita.
Analisi storica
Per poter analizzare al meglio l’andamento della categoria, mettiamo a confronto l’indice FIDA FFI Azionari Settoriali FinTech con 3 altri indici, un indice rappresentativo dell’azionario globale, l’indice Azionari Settoriali Finanza e l’indice Azionari Settoriali Information Technology.
Confronto grafico dell’andamento dell’investimento di 100 euro nei 4 indici analizzati, orizzonte temporale di 3 anni.
Osservando l’andamento di questi indici, notiamo subito come l’indice settoriale FinTech abbia sovraperformato gli altri indici più tradizionali, posizionandosi al di sotto soltanto dell’indice FFI Information Technology. Anche alla luce della recente crisi dovuta alla diffusione del COVID-19 a livello mondiale le perdite registrate dall’indice rappresentativo del settore FinTech sono comunque più contenute rispetto a quelle del settore della finanza tradizionale, e il successivo recupero dalla fine del mese di marzo è avvenuto a ritmi superiori rispetto a tutti gli altri indici.
A livello invece di rapporto rischio/rendimento, il settore presenta un rendimento a 5 anni tre volte superiore rispetto all’andamento del settore finanziario tradizionale (63% contro il 21% dell’indice FFI Azionari Settoriali Finanza) e più che doppio rispetto ai mercati azionari globali: unica eccezione l’indice legato al settore Information Technology. Considerando invece la volatilità dell’indice come misura della rischiosità della categoria, l’azionario FinTech registra una volatilità pari a circa il 18%, superiore rispetto all’indice globale ma relativamente in linea con gli altri due settori.
Analisi dell’offerta
I 5 comparti analizzati hanno un andamento dei rendimenti molto variegato, il che fa pensare ad un forte impatto sulle performance dell’abilità di stock picking del gestore e ad un elevato grado di gestione attiva. Osservando l’orizzonte temporale di un anno infatti i valori dei rendimenti sono all’interno di un range molto ampio e con alcuni comparti specifici che mostrano performance nettamente inferiori rispetto all’indice di categoria.
Rendimento a 1 anno delle principali classi retail
Riguardo invece il rischio, rappresentato nel nostro caso da volatilità e draw down, possiamo affermare che i valori relativi ai comparti della categoria FinTech variano all’interno di un range relativamente ristretto, con la volatilità che va da un massimo del 30,62% fino ad un minimo del 24,50%, mentre il draw down va dal 41% del fondo peggiore fino al 35% del migliore. Valori così elevati sono dovuti alle recenti condizioni del mercato azionario globale, ma si può comunque notare come in situazioni di stress le quotazioni abbiano reagito in maniera abbastanza simile.
Sintesi
Viviamo in un’epoca di trasformazione digitale senza precedenti, e anche il settore finanziario sta vivendo, pur se in maniera più graduale, questa trasformazione. Le imprese che stanno puntando su questo macrotrend sono numerose e offrono molte opportunità, che possono però essere difficili da identificare e sfruttare. Il settore del risparmio gestito ha risposto a questa necessità offrendo alcuni prodotti che permettono al risparmiatore di investire nel FinTech ma affidandosi a gestori professionali per l’attività di stock picking e, soprattutto, diversificando l’esposizione tra diverse società del settore.
Considerando le performance passate e l’andamento del settore tecnologico in generale, l’azionario FinTech può offrire livelli di rendimento anche molto maggiori rispetto ad un investimento azionario più diversificato. Questo tipo di strumenti può quindi rappresentare una fonte di rendimento aggiuntiva, se inserito in un portafoglio diversificato che permetta l’assunzione del rischio specifico legato al settore, che rimane comunque in generale elevato.
Ufficio Studi Fida
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