La mancata partecipazione del petrolio e dei metalli industriali al rimbalzo sarebbe la comprova di una reazione non basata su solidi motivi. Allo stesso tempo, l’eccezionalità dell’evento richiede un supplemento di indagine.
Incoraggiata dalle eccezionali misure adottate dalle autorità monetarie e fiscali, Wall Street mette a segno un rimbalzo che corona una tre giorni epica; senza precedenti: mai registrato nulla di lontanamente simile, dal Dopoguerra ad oggi. Per ritrovare un saldo pari o superiore al 17%, su questo arco di tempo, bisogna risalire agli anni Trenta: si scorgono due episodi, ad ottobre 1931 e a febbraio 1932 – la borsa americana sarebbe rimbalzata rispettivamente per quattro e due settimane, prima di accartocciarsi miseramente su sé stessa nei mesi successivi – ed a marzo e aprile 1933; dopo un minimo storico e prima di un rialzo pluriennale.
Scansionando tutti i casi, dal 1928 in poi, in cui lo S&P ha conseguito tre sedute positive di fila, di cui la prima e la terza di entità superiore al 5%, si scorgono zero rilevazioni (figurarsi il +9.4% e il +6.2% di martedì e ieri); se abbassassimo l’asticella al 4%, scorgeremmo gli episodi di marzo 2009, subito dopo il bottom di un drammatico bear market; di gennaio-febbraio 1932 e di agosto-settembre dello scorso anno: nel primo caso ben prima del bottom, nel secondo dopo un minimo primario. Una soglia chiave del 3% includerebbe gli episodi di ottobre 2002 e marzo 2003, per rimanere alla casistica postbellica.
Tutto questo per dire che il comportamento manifestato ieri dal mercato è indubbiamente eccezionale. I precedenti scorti sono vagamente comparabili con l’esperienza degli ultimi due giorni: e per la ben differente entità dei rialzi conseguiti, e perché in ambo le occasioni si proveniva da un bear market profondo e prolungato. Servirebbero ulteriori conferme per escludere tassativamente il peggio: ad esempio, un ADT11 superiore alla soglia chiave del 66.6%. Ieri ci siamo fermati al 50%; ma onestamente la finestra temporale si è appena aperta, e tutto può succedere nei prossimi giorni.
Secondo una credibile ipotesi, il furioso rimbalzo degli ultimi giorni è stato riconducibile a frettolosi aggiustamenti di portafoglio da parte dei gestori “60/40”: entrati nel mese con una allocazione bilanciata, sono stati spiazzati dal crollo del mercato azionario, che ha comportato uno shift di allocazione che ha ridotto al 55% l’esposizione in azioni, a vantaggio della componente obbligazionaria (residuo 45%). Ciò ha indotto tali gestori a comprare azioni sacrificando in parte il reddito fisso.
La mancata partecipazione del petrolio e dei metalli industriali al rimbalzo sarebbe la comprova di una reazione non basata su solidi motivi. Allo stesso tempo, l’eccezionalità dell’evento richiede un supplemento di indagine, a cui dedichiamo il Rapporto Giornaliero di oggi.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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