Si comincia da lunedì 21 gennaio
Oggi, infatti, è la volta di una serie di dati sull’economia cinese. Si va dai numeri riguardanti le vendite al dettaglio, passando per la produzione industriale fino ad arrivare al prodotto interno lordo del quarto trimestre. Alcune previsioni di Reuters parlano di un ultimo trimestre con un Pil che non dovrebbe andare oltre il 6,4% dopo il 6,5% del trimestre precedente. Un progressivo indebolimento della domanda interna e l'effetto della guerra dei dazi intrapresa con Washington sono sul banco degli imputati come prime cause della flessione.
Pil Cina
A conti fatti si tratta di numeri dai quali si potrà intuire già da ora la possibile direzione che prenderà l’economia mondiale nei prossimi mesi. Infatti per quanto sia apparentemente lontana come realtà, quella di Pechino è un’economia che influenza molto da vicino la vita quotidiana delle persone. Fabbrica del mondo da oltre 20 anni, il colosso asiatico è il produttore, per eccellenza, della maggior parte degli oggetti presenti nelle nostre case. La ricchezza prodotta dal paese, dunque, non è altro che uno specchietto dell’economia mondiale. Infatti oltre al numero del Pil vero e proprio è di vitale importanza guardare alle ragioni che lo hanno fatto rallentare negli anni. Attualmente il primo imputato è la guerra dei dazi con gli Stati Uniti: un aumento delle tariffe doganali significa un aumento dei prezzi sul prodotto finale che porterà con sé anche una diminuzione della domanda e alla fine anche dei margini di guadagno ed entrate delle aziende, soprattutto su mercati specifici.
L’esempio Apple
Quali? Con ogni probabilità quello statunitense, ma non è da escludere che anche in Italia, complice la recessione (per ora tecnica) e una crescita prevista ben al di sotto delle attese, si potranno vedere le prime conseguenze sui consumi. Senza contare le onde d’urto, soprattutto nel lungo periodo, sulla forza lavoro (il primo taglio che fa un’azienda che non vende è quella sui costi del lavoro). Un primo esempio si è avuto nei giorni scorsi con la revisione al ribasso da parte di Apple delle previsioni di vendita degli iPhone. Ma anche in questo caso non sono mancate le polemiche: il calo delle vendite si è verificato per una effettiva decelerazione economica o per una più banale politica dei prezzi troppo estrema da parte di Apple? Una cosa è certa: il consumatore medio cinese preferisce i produttori locali (Huawei su tutti) perché così può avere un prodotto simile ma ad un prezzo nettamente inferiore. Una notizia che ha spinto al ribasso le quotazioni di Apple, ormai ex società più capitalizzata al mondo.
Cosa significa il rallentamento della Cina?
Basterebbe questo esempio, sebbene estremamente semplificato, per far capire l’importanza dell’economia cinese nella vita quotidiana. La Cina è la locomotiva dell’economia mondiale. Un rallentamento di Pechino significherebbe un rallentamento del mondo intero. Il problema è anche più ampio di quanto si possa pensare. Recentemente il governo centrale ha ridotto le previsioni sul Pil tra il 6% e il 6,5%, un target che, per giunta, verrebbe raggiunto con l’introduzione di una serie di pacchetti di stimolo dell’economia.
Influssi dei dati macro
Proseguendo nella carrellata dei dati macro in arrivo, si passa direttamente a martedì 22 gennaio.
In questo caso l’attenzione sarà attirata dai dati riguardanti gli indici ZEW di Germania e zona euro. L’indice ZEW permetterò di misurare il sentiment degli investitori istituzionali sia su territorio tedesco che nella zona euro avendo anche possibili informazioni a livello di innovazione tecnologica. Anche in questo caso un risultato in aumento farebbe intravedere un rafforzamento della moneta unica e quindi un aumento per il potere d’acquisto. Nello specifico il consensus sul sentiment economico a gennaio dello ZEW tedesco vede un risultato di -17,4 contro il -17,5 della precedente rilevazione mentre per quanto riguarda la view sulla situazione attuale la comunità di analisti guarda prevede un risultato di 42,8 su un precedente 45,5.
Il commercio in Germania
Venerdì, invece, l’indice Ifo indicherà lo stato di salute delle attività commerciali presenti e le proiezioni per le aspettative future sui futuri sei mesi. Guardando alle voci specifiche, l’indice della fiducia delle imprese tedesche attende un risultato di 100,6 contro un 101 della precedente rilevazione. Per quanto riguarda le aspettative sui prossimi sei mesi il consensus è di 96,8 punti mentre la precedente rilevazione era di 97,3. In entrambi i casi, dunque, si pensa ad una conferma del rallentamento economico anche nel breve periodo. Quando si parla di indici, battere le previsioni permetterebbe anche di guardare con maggiore fiducia allo sviluppo economico della base produttiva. Non solo, ma anche a un ulteriore rafforzamento dell’euro.
La flessione di Berlino
Se, come detto, la Cina è la locomotiva del mondo, la Germania è quella europea e come la sua “collega” asiatica sta dando segni di rallentamento. Il mese di novembre 2018 ha visto un comparto industriale a -1,8% su ottobre con un calo alla voce beni di consumo addirittura del 4,1%. Sempre a novembre la produzione di energia è stata vista in calo del 3,1% rispetto al mese precedente con un -1,7% sul fronte delle costruzioni. Importanti anche, per non dire soprattutto, la carrellata di dati che partono già da lunedì com l’indice dei prezzi di produzione Germania. Tra mercoledì 23 e giovedì 24 gennaio ci saranno la fiducia dei consumatori nell’eurozona. Si tratta di parametri di riferimento riguardanti la fiducia dei consumatori nelle attività economiche di un determinato paese. Grazie a questo rilevamento, infatti, si può prevedere la spesa dei consumatori a tutti vantaggio dell’euro. Qualora, infatti, si avesse un risultato finale particolarmente alto, si potrebbe sperare in un rafforzamento dell’economia ma anche della moneta nazionale. In questo caso l’euro.
Indici PMI
Importanti guardare, sempre tra mercoledì e giovedì, anche ai vari dati riguardanti gli indici PMI (manifatturiero, composito e servizi) che permetteranno di avere il polso sullo scenario non solo europeo ma soprattutto italiano. In generale il tris dei PMI permette di capire e monitorare la capacità da parte di una nazione di acquisire beni e servizi. nello specifico vengono annoverati: nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte nel settore manifatturiero e dei servizi.
Bce
Impossibile non citare in tutto questo la riunione della Bce, la Banca centrale europea che giovedì renderà note le sue decisioni in materia di politica monetaria. In realtà più che le decisioni in sé (le previsioni parlano di una conferma dello status quo), sarà interessante ascoltare quanto verrà detto dal governatore Mario Draghi durante la conferenza stampa. Il numero uno della Bce, infatti, dovrà con ogni probabilità esprimere la posizione dell’istituto sul sempre più evidente rallentamento dell’economia nel Vecchio Continente così come sul resto del panorama globale.
Articolo a cura di Rossana Prezioso
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