Da inizio dicembre le quotazioni del petrolio si muovono in un canale orizzontale tra 51 e 55 dollari, con un’andatura che ricorda il cammino di un ubriaco.
Le ragioni di questo sviluppo dei prezzi sono abbastanza note:
- L’OPEC ha deciso un contenimento delle quote di produzione dei paesi membri e l’Arabia Saudita è tornata a svolgere il ruolo di cuscinetto per compensare le eventuali eccedenze.
- Le scorte mondiali restano ancora elevate e lunghe da smaltire.
- Gli Stati Uniti continuano ad aumentare la produzione da shale oil.
- Le scorte negli Stati Uniti si accumulano sempre di più, segnando record su record.
Siamo quindi di fronte a due forze contrapposte che inducono gli operatori in una condizione di stallo, con delle oscillazioni di prezzo molto contenute e volatilità ridotta ai minimi.
Dai dati fondamentali non c’è molto da aspettarsi: la crescita economica non sembra spingere più di tanto la domanda e le energie rinnovabili prendono sempre più piede in un’ampia gamma di applicazioni a costi competitivi.
I grandi giacimenti di shale oil americani, pur con il noto processo di decadimento per singolo pozzo, presentano produzioni crescenti; spettacolare l’incremento del giacimento di Permian a cavallo tra Texas e New Mexico.
Ne consegue che l’equilibrio tra domanda e offerta sarà fragile e difficile da mantenere, prolungando il razionamento OPEC oltre l’anno in corso e mettendo a dura prova la disciplina, notoriamente piuttosto scarsa, dei paesi membri.
Eppure il mercato, pur con l’indecisione di questi mesi, si sta mostrando generoso nei confronti dell’OPEC e si sta preparando a un ulteriore spunto dei prezzi.
Se osserviamo la curva forward possiamo notare un consistente appiattimento delle quotazioni sulle varie scadenze, il contango infatti è:
- Di solo lo 0,8% fra prima e seconda scadenza future (aprile e maggio 2017).
- Di un modesto 2,6% a 12 mesi (aprile 2017 – marzo 2018).
- La curva è praticamente piatta nelle scadenze tra settembre 2017 e giugno 2018, dopodiché assume una forma di prezzi decrescenti che preannuncia una backwardation.
Se nelle prossime sedute l’appiattimento delle scadenze più vicine dovesse continuare, ci troveremmo di fronte a un nuovo rialzo che porterebbe le quotazioni in una nuova fascia di oscillazione fra 56 e 62 dollari.
Sebbene la cautela sia d’obbligo, visto il peso dei fondamentali, la curva forward sembra segnalarci un imminente rialzo; ignorarla potrebbe risultare un imperdonabile errore.
Maurizio Mazziero
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