Barile ubriaco

Maurizio Mazziero Maurizio Mazziero - 07/03/2017 12:48

Da inizio dicembre le quotazioni del petrolio si muovono in un canale orizzontale tra 51 e 55 dollari, con un’andatura che ricorda il cammino di un ubriaco.
 

Petrolio WTI


Le ragioni di questo sviluppo dei prezzi sono abbastanza note:
 

  1. L’OPEC ha deciso un contenimento delle quote di produzione dei paesi membri e l’Arabia Saudita è tornata a svolgere il ruolo di cuscinetto per compensare le eventuali eccedenze.
  2. Le scorte mondiali restano ancora elevate e lunghe da smaltire.
  3. Gli Stati Uniti continuano ad aumentare la produzione da shale oil.
  4. Le scorte negli Stati Uniti si accumulano sempre di più, segnando record su record.


Siamo quindi di fronte a due forze contrapposte che inducono gli operatori in una condizione di stallo, con delle oscillazioni di prezzo molto contenute e volatilità ridotta ai minimi.
 

US Oil production


Dai dati fondamentali non c’è molto da aspettarsi: la crescita economica non sembra spingere più di tanto la domanda e le energie rinnovabili prendono sempre più piede in un’ampia gamma di applicazioni a costi competitivi.

I grandi giacimenti di shale oil americani, pur con il noto processo di decadimento per singolo pozzo, presentano produzioni crescenti; spettacolare l’incremento del giacimento di Permian a cavallo tra Texas e New Mexico.

Ne consegue che l’equilibrio tra domanda e offerta sarà fragile e difficile da mantenere, prolungando il razionamento OPEC oltre l’anno in corso e mettendo a dura prova la disciplina, notoriamente piuttosto scarsa, dei paesi membri.

 

Curva forward WTI


Eppure il mercato, pur con l’indecisione di questi mesi, si sta mostrando generoso nei confronti dell’OPEC e si sta preparando a un ulteriore spunto dei prezzi.

Se osserviamo la curva forward possiamo notare un consistente appiattimento delle quotazioni sulle varie scadenze, il contango infatti è:
 

  1. Di solo lo 0,8% fra prima e seconda scadenza future (aprile e maggio 2017).
  2. Di un modesto 2,6% a 12 mesi (aprile 2017 – marzo 2018).
  3. La curva è praticamente piatta nelle scadenze tra settembre 2017 e giugno 2018, dopodiché assume una forma di prezzi decrescenti che preannuncia una backwardation.
 

Se nelle prossime sedute l’appiattimento delle scadenze più vicine dovesse continuare, ci troveremmo di fronte a un nuovo rialzo che porterebbe le quotazioni in una nuova fascia di oscillazione fra 56 e 62 dollari.

Sebbene la cautela sia d’obbligo, visto il peso dei fondamentali, la curva forward sembra segnalarci un imminente rialzo; ignorarla potrebbe risultare un imperdonabile errore.


Maurizio Mazziero
www.mazzieroresearch.com

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