Analisi delle valute High Yield

Paola Migliorino Paola Migliorino - 21/06/2019 11:47

Il rand sudafricano è considerato una valuta High Yield perchè  le obbligazioni in rand sono tra le più remunerative del pianeta:
 

 
 

ovviamente un rendimento così alto comporta un rischio Paese maggiore, a cui bisogna aggiungere il rischio cambio che regolarmente si presenta per gli investitori come una spina nel fianco infilzata dalla Banca centrale, che continuamente lotta per svalutare la valuta nazionale.

E oltre alle manovre di politica monetaria, si aggiunge il rischio carry trade, ovvero gli spostamenti ingenti di flussi dal rand allo yen:
 

 
 

e da qualche mese sembra stia succedendo proprio questo anche sul dollaro australiano, di cui parleremo dopo, tanto che, come sappiamo, l'indicatore di Carry Trade ha svoltato al ribasso:
 


 

dandoci una forte indicazione di ritorno dei flussi verso asset più sicuri.

Ma in un'ottica di lungo periodo, la previsione sul rand (Eurzar) è la seguente:
 

 
 

e quindi prosegue lo storico percorso di indebolimento, intervallato da periodiche immissioni di "flussi da carry trade"... ma solo dopo il 2021 si può vedere una vera svolta.

Per quanto riguarda l'Australia invece, le difficoltà di un'economia in rallentamento hanno costretto la Banca centrale a continui tagli dei tassi di riferimento, cosicchè si sono persi gli alti ritorni obbligazionari che definiscono una valuta High Yield:
 


 

dal 2014 i rendimenti sono scesi sotto il 4% e oggi rendono meno dei Treasury Usa di pari durata.

Oltre all'indebolimento dovuto alla politica monetaria, il dollaro australiano soffre il generico spostamento verso il più sicuro yen:
 


 

già partito nel 2018 e ripartito nelle ultime settimane.

Secondo il profilo previsionale l'indebolimento dovrebbe proseguire anche per il resto dell'anno:
 


 

mentre, come mostrato recentemente, lo yen è previsto in rafforzamento:
 

 
 

quindi:

valute High Yield in indebolimento e yen in rafforzamento sono indicazioni di un globale allontanamento dal rischio e contestuale fragilità  dei mercati azionari.

E questa fragilità è supportata anche dal continuo calo dei rendimenti occidentali:
 

 

il Bund ormai offre rendimenti negativi, il che significa che gli investitori sono contenti di pagare la Germania per prestarle soldi, nonostante sia un Paese a forte rischio di recessione... questi sono i paradossi di una situazione finanziaria globale  molto instabile e con bassissimo margine di manovra da parte delle autorità monetarie. 

Non mi stancherò mai di mostrare questo grafico:
 

 


qui vediamo dove ci hanno portato anni di espansione monetaria e liquidità regalata che si è riversata su strumenti tradizionalmente considerati alternativi, ma che in questi ultimi dieci anni sono stati "assaliti" cosicché ci siamo ritrovati con beni rifugio come il dollaro e il bund che crescevano insieme all'azionario, mentre l'oro, il bene rifugio per eccellenza, stava a guardare... insomma, si è diffusa un'idea piuttosto "ibrida" di asset sicuro che, tuttavia, per nessun motivo è destinata a durare sul lungo periodo.

E' molto difficile fare previsioni di lungo termine in queste condizioni...  è il momento di restare molto liquidi perchè anche gli asset considerati risk-free potrebbero darci dolorose sorprese.

Veniamo al Mib.

I volumi latitanti:


 

e gli indicatori di velocità in rallentamento:
 


 

non giocano a favore del proseguimento del rialzo... ecco perchè non mi sono sorpresa davanti alla drastica trasformazione del Taylor:
 


 

che a fine giugno vede l'inversione del ciclo intermestrale e ribasso per tutta l'estate... forse è una visione un po' troppo drastica ma gli elementi di debolezza sono evidenti. Ne riparleremo nel report di domani.


Analisi a cura di Paola Migliorino
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