Nelle sedute centrali del mese di agosto il prezzo del petrolio è salito per ben sei sedute consecutive, proseguendo l’impennata di questo mese e segnando un nuovo massimo da cinque settimane a 51,22 dollari per barile. Il movimento rialzista è cominciato lo scorso giovedì 11 agosto, quando il ministro per l’energia dell’Arabia Saudita ha affermato che il paese lavorerà insieme agli altri produttori per stabilizzare i prezzi in occasione di un vertice che si terrà in Algeria il mese prossimo.
Inoltre, anche il ministro dell’Energia russo Alexander Novak ha dichiarato che ad ottobre si terrà a Vienna una riunione dell’Opec, dove sul tavolo saranno avviati ulteriori negoziati nel tentativo di limitare la produzione nel caso in cui fosse necessario raggiungere la stabilità del mercato.
Le quotazioni hanno poi beneficiato di un ulteriore assist fornito dalla U.S. Energy Information Administration (Eia), i cui dati settimanali pubblicati la scorsa ottava hanno rivelato che sia le scortestatunitensi di greggio che di benzina sono scese più del previsto la scorsa settimana. Secondo l’autorità statunitense, infatti, le scorte di greggio sono diminuite di 2,5 milioni di barili a 521,1 milioni. Dal report è emerso inoltre che le scorte di benzina si sono ridotte di 2,7 milioni di barili, molto più degli 1,6 milioni di barili previsti.
In questo quadro rimane comunque scetticismo tra gli analisti circa un possibile accordo tra i paesi produttori per congelare la produzione. Anche dal lato della domanda di greggio potrebbero registrarsi criticità, legate alla debolezza dell’economia mondiale nel 2017. Il prezzo dell’oro nero dovrebbe quindi rimanere sotto pressione nel breve periodo, anche alla luce della ripresa dell’attività di trivellazione in Usa e dell’eccesso di scorte di prodotti petroliferi in tutto il mondo.
Analisi tecnica Con i minimi a 41,51 dollari a barile registrati il 2 agosto, le quotazioni del contratto future sul Brent hanno avviato un movimento rialzista che ha riportato il prezzo sopra i 50 dollari nelle sessioni del 18 e 19 agosto. Detto rimbalzo è stato favorito dalla tenuta del supporto statico espresso sul grafico giornaliero dai top dell’8 e 17 marzo e sembra aver posto fino alla correzione ribassista avviata a giugno, dopo che un barile di petrolio era arrivato a costare 52,86 dollari, i massimi del 2016. Un ulteriore segnale di forza è stato generato con la violazione della trendline ribassista ottenuta con i top decrescenti del 9 giugno e 4 luglio 2016. Con le sessioni successive al 15 agosto le quotazioni del paniere si sono poi spinte oltre la soglia psicologica dei 50 dollari, ancora al di sotto della resistenza dinamica transitante in area 52,5 dollari, ottenuta con i top decrescenti del 31 agosto e 9 ottobre 2015.
Con l’insieme di questi elementi i corsi nel medio termine potrebbero mantenersi nell’intervallo di negoziazione compreso fra i 49,5 dollari, inferiormente, ed i 52 dollari, superiormente. In questo scenario si potrebbero valutare ingressi in acquisto a 48 dollari punti, con stop su violazione della trendline ribassista prima citata. In quest’ultimo caso si avrebbero cambiamenti di stato, dai quali avviare posizioni ribassiste che avrebbero target a 45 dollari.
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