Il mercato del petrolio è in crescita guidato dalla debolezza del dollaro, dopo la discesa di oltre il 20% tra la metà di luglio e i primi giorni di agosto. Le scorte commerciali dei paesi Ocse sono aumentate in giugno, raggiungendo il livello record di 3.09 miliardi di barili e continuano a spostarsi dal greggio ai prodotti derivati dal petrolio. Il Brent scambia a un prezzo spot di 48.86 dollari a barile con un mercato che è spinto dalla debolezza del dollaro, dal declino delle scorte di greggio e di gasolio, dalle coperture di posizioni corte, e dalle speranze che sia i paesi membri dell’Opec che quelli non-membri si accorderanno per il congelamento della produzione. I sauditi avrebbero bisogno di un prezzo del greggio più alto per portare a termine la scissione di Aramco. Nonostante le incertezze che influenzano la domanda globale, l’ultimo report dellaInternational Energy Agency (IEA), ha confermato che il riequilibrio del mercato del petrolio è in atto. Manteniamo la nostra visione sui 6 mesi per il Brent, intorno ai 45-50 dollari al barile.
Per quanto riguarda i produttori non-Opec, nel 2016, una spesa più bassa per investimenti (-20%) nei giacimenti off-shore già avviati e su quelli a grandi profondità, dovrebbe portare a un declino dell’offerta(in Stati Uniti e Cina). L’offerta dovrebbe diminuire di 0.9 milioni di barili al giorno, per un totale di 56.6 milioni di barili, portando al maggiore rallentamento dal 2012. L’offerta canadese dovrebbe rimanere piatta a 4.4 milioni di barili al giorno. Il mercato sta vedendo un aumento del numero di impianti negli Stati Uniti, che potrebbe portare a un incremento dell’offerta del 2017 superiore a quanto atteso. Tuttavia, perché i produttori statunitensi possano aumentare in modo decisivo la propria attività, i prezzi del petrolio dovrebbero aumentare intorno ai 60 dollari al barile.
Recentemente, la U.S. Energy Information Administration (EIA) ha incrementato le proprie previsioni di crescita della produzione per il 2017 di 0.1 milioni di barili al giorno a 8.31 milioni di barili al giorno. Quindi ci aspettiamo che il trend di crescita debole dei paesi non Opec continui il prossimo anno, trascinato da un declino della produzione in Nord America, Russia e Cina, compensata in parte da aumenti di estrazioni in Africa, in America Latina e nel campo Kashagan (mar Caspio).
Per quanto riguarda, invece, i produttori dell’Opec, in luglio l’offerta si è attestata su una media di 33.2 milioni di barili al giorno, uno 0,4% in più mese sul mese precedente per via di un aumento di produzione in Iraq. La produzione saudita e nigeriana ha registrato, invece, il calo più drastico, rispettivamente -0.4 e -0,07 milioni di barili al giorno. L’offerta libica continua il suo trend discendente nonostante le voci riguardanti un possibile accordo tra le parti in guerra che potrebbe rilanciare la produzione di petrolio.
Articolo a cura di Erasmo Rodriguez, Senior Equity Analyst, Energy and Utilities di Ubp
Fonte: www.finanzaoperativa.com
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