Giovedì sera Wall Street ha provato a fare lo scherzo da prete, dando inizio, nella seconda parte di seduta, ad una brusca correzione, che però è stata rapidamente assorbita da una raffica di acquisti, che hanno portato gli indici a chiudere sui massimi di seduta, con buoni volumi. Un segnale discretamente confortante per la tenuta del rimbalzo. Venerdì, in considerazione di un +6% abbondante in 2 sedute, dell’approccio, da parte dell’S&P 500 all’area di resistenza 1990-2000 (precedente supporto trasversale violato di slancio venerdi scorso, e 50% di ritracciameto della discesa), una eventuale pausa è da mettere in conto. L’importante, dal punto di vista prettamente tecnico, è che la chiusura non infici la figura di bottom di breve sul grafico settimanale (diciamo non sotto il -1.5%). Meglio ancora se si riesce a a mettere a segno un progresso su base settimanale (restando sopra i 1971 punti, chiusura di venerdi scorso). Alzi la mano chi avrebbe scommesso su questa possibilità martedi sera, con l’S&P un negativo di 5.25% .
Peraltro, sul fronte macro, gli ultimi dati non offrono per il momento alcun appoggio alla teoria del rallentamento globale sbandierata per giustificare il crollo borsistico. I Citi Surprise index di Stati Uniti ed Europa (che come noto registrano la media mobile dello scostamento dei dati dal consenso) si trovano rispettivamente ai massimi da febbraio e nei pressi del picco degli ultimi 4 mesi, avendo messo entrami a segno recuperi di diversi punti nell’ultima settimana. Al momento l’onere della prova si è spostato sui pessimisti.
Certo, in Asia/emergenti la musica è, per ora, diversa. Attendiamo con ansia in Cina i dati dei prossimi 15 giorni (a cominciare dai PMI finali di agosto, martedi), in caccia di indizi che la politica monetaria e fiscale sta ingranando. Ma qui il repricing è stato davvero massiccio: Il Morgan Stanley Emerging Markets e il MS Asia Ex Japan sono in negativo da inizio anno rispettivamente del 15% e del 13% e hanno perso entrambi il 24% dal picco di aprile.
La seduta asiatica è stata comunque nuovamente positiva con gli indici cinesi, in grado di proseguire il recupero. La PBOC ha inienttato 60 miliardi di Yuan mediante Short-term Liquidity Operations, coprendo le necessità fino alla festività del 3. Inoltre ha alzato il fixing della divisa a 6.39, quasi a mopstrare ai mercati, con questa piccola salita (+0.15%), che la flessibilità dello Yuan non è necessariamente al ribasso. Infine, il vice ministro delle finanze ha dichiarato che il fondo pensione nazionale inizierà appena possibile a investire in azionario, con un size target di 2 trilioni di Yuan. Salute.
Quanto detto sopra per gli USA vsle anche per l’azionario europeo, che infatti dall’apertura ha preso a consolidare il rialzo, incurante delle news macro, per la verità miste (consumer confidence italiana buona ma business confidence in calo, e più o meno risultati analoghi sul dato europeo, Cpi tedesco leggermente sopra attese).
In US, in crescita i dati sul personal income e spending di luglio, che depongono discretamente per il GDP del terzo trimestre, mentre la Michigan consumer confidence di agosto ha deluso, ma il sondaggio si è chiuso mercoledi, per cui avrà risentito dell’impatto della volatilità sui mercati. Un -10% in 4 sedute non si vede spesso.
Il PCE deflator core, misura preferita dell’inflazione della Yellen, ha segnato i minimi da marzo 2011 (1.2% anno su anno vs 1.3%), un altro piccolo ostacolo ad un rialzo dei tassi al prossimo meeting. Su quest’ argomento, fondamentale la testimonianza del Vice Presidente FED Fisher domani sera. I buoni dati e il parziale rientro della volatilità aumentano marginalmente le probabilità di una mossa il 17 settembre, recentemente ridotte al lumicino. Ma lo scenario inflattivo continua a non fornire alcun appoggio alla proattività, e le pressioni sulla Yellen sono fortissime . Dopo la lagarde e Summers, ieri si si son messi anche i Cinesi a suggerire prudenza (RTRS – U.S. FEDERAL RESERVE SHOULD DELAY RATE HIKE, COULD PUSH SOME EMERGING MARKETS INTO CRISIS – CHINA OFFICIAL).
Ovviamente sul quadro impatterà anche il labour market report di venerdi prossimo, sebbene la Yellen e altri membri abbiano più di una volta ribadito che le decisioni non vengono mai prese sulla base del “single datapoint”. Continuo ad attendermi un rinvio da parte del FOMC, anche se potrebbe trattarsi solo di un mese, come osserva anche Bullard aprendo ad una conferenza stampa straordinario per il FOMC di ottobre.
Parimenti, ritengo che sia assai presto per attendersi mosse anche dall’ECB il 3 settembre, nonostante le dichiarazioni di Praet sui rischi per lo scenario inflattivo. L’economia continentale resta su un percorso di crescita moderata, e le condizioni monetarie continuano a migliorare. Draghi dovrebbe limitarsi a ribadire che la situazione viene attentamente monitorata.
In chiusura l’Europa limita al minimo i danni, mentre l’€ capitalizza l’intervista di Bullard, e lo spread recupera nonostante un asta meno robusta delle attese. Oggi è bank holiday a Londra, la giornata dovrebbe avere un tono festivo, se la Cina non ci mette lo zampino.
A cura di Giuseppe Sersale, strategist Anthilia Capital Management
Fonte: www.finanzaoperativa.com
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