Nel primo trimestre del 2017 i mercati azionari internazionali, sia sviluppati che emergenti, hanno sovraperformato gli Stati Uniti nonostante l’ottimismo degli investitori sulla nuova amministrazione Trump, considerando sia la potenziale riduzione della regolamentazione che quella delle imposte sulle società. Parallalemente alla riduzione dei timori relativi ad un atteggiamento statunitense più protezionistico, sembrano diminuire i rischi politici in Europa e in altre aree.
La sconfitta del candidato populista Geert Wilders alla recenti elezioni nei Paesi Bassi e la forza del candidato europeista Emmanuel Macron testimoniata dai sondaggi elettorali francesi inducono a pensare ad un miglioramento della visibilità politica, dopo le sorprese che ci ha riservato il 2016 con l’esito del referendum sulla Brexit nel Regno Unito e l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti.
L’azionario europeo e l’euro dovrebbero beneficiare del peggioramento delle prospettive per i candidati populisti/nazionalisti. Inoltre se in Europa stanno migliorando le prospettive economiche, negli Stati Uniti l’agenda a sostegno della crescita sembra essere in stallo.
Ai massimi degli ultimi sei anni
Gli indici PMI dell’Eurozona hanno recentemente toccato i massimi degli ultimi sei anni, mentre la fiducia delle aziende e dei consumatori sono nettamente migliorate. La maggior parte delle banche europee ha rafforzato in maniera significativa la dotazione di capitale e considerata l’aspettativa della Banca Centrale Europea di una crescita economica all’1,8% per quest’anno e per il successivo, le prospettive relative ai profitti del settore finanziario sembrano più promettenti di quanto non lo siano state per qualche tempo, pertanto dovrebbero tradursi in un rialzo dei tassi d’interesse.
Inoltre, se negli Stati Uniti i margini di profitto sono stati messi sotto pressione negli ultimi due anni da un aumento dei salari, il minore livello di occupazione complessivo in Europa dovrebbe mantenere invariato l’aumento del costo del lavoro. Le multinazionali europee si trovano in una posizione sempre più competitiva rispetto ai competitor globali grazie alle loro valute di riferimento, nello specifico l’euro e la sterlina britannica, che hanno toccato i minimi degli ultimi 10 anni, se non livelli inferiori.
Allo stesso tempo le aziende asiatiche continueranno a beneficiare della crescita della Cina, dove proseguono sia l’aumento dei consumi delle famiglie a livelli prossimi al 10% sia la rapida innovazione nel settore tecnologico. Il continuo miglioramento della corporate governance, aspetto in cui l’Asia è storicamente rimasta al traino dell’Occidente, dovrebbe fornire un ulteriore sostegno alle valutazioni in Giappone e in altri mercati regionali.
Nelle economie emergenti, i mercati sono lontani dai minimi del 2016, mentre le valutazioni appaiono convenienti rispetti ai valori storici e ai tassi di crescita previsti.
Prospettive migliori
Anche se l’economia statunitense e i bilanci aziendali rimangono solidi, l’impennata postelettorale dei corsi azionari offre un motivo per mantenere un atteggiamento prudente a breve termine. Considerato l’improbabile rialzo delle valutazioni nel mercato statunitense, riteniamo che la combinazione di tendenze politiche favorevoli, ripresa dell’ economia e basse aspettative renda i mercati azionari internazionali relativamente interessanti.
Articolo a cura di Benjamin Segal, Portfolio Manager e Head of Global Equity Team Neuberger Berman
Fonte: www.finanzaoperativa.com
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