Dalla riunione Bce di giovedì non ci aspettiamo nuovi annunci di politica monetaria dopo il taglio dei tassi e la conferma del Qe a settembre. Draghi ribadirà invece la necessità di un continuo stimolo monetario, date le chiare divisioni all’interno del Board sul rilancio del Qe. Pertanto, cercherà di mostrare un fronte unito per quanto riguarda gli stimoli forniti, ma ribadirà anche il messaggio dell’ultima riunione, ossia che c’è unanime consenso sulla necessità che la politica fiscale diventi il principale strumento per incrementare efficacemente la domanda.
Questa sarà l’eredità che Draghi cercherà di lasciare alla Bce nel suo ultimo incontro. Il pacchetto annunciato a settembre dovrebbe anche rendere più facili i primi mesi di Christine Lagarde alla guida dell’Istituto. A nostro avviso è improbabile un sell off significativo dei Bund nel breve termine, nonostante i rendimenti negativi, dato che qualsiasi svolta da falco appare lontana e che il nuovo ciclo di acquisti di asset non è ancora iniziato. Il nostro orientamento è quello di aumentare la duration sui picchi di rendimento.
Per quanto riguarda la Germania, il calo registrato dal comparto manifatturiero è chiaramente dovuto a fattori esogeni come la guerra commerciale, ma non sembra destinato a fermarsi presto. Pertanto è probabile che l’incertezza che pesa sul settore proseguirà. Lo stesso vale per l’Ism Manufacturing statunitense. Il timore è che iniziamo a vedere questa tendenza riversarsi sui segmenti più solidi dell’economia, come i servizi e il mercato del lavoro. La politica monetaria sta facendo quello che può per sostenere la crescita. L’economia tedesca però ha davvero bisogno di uno stimolo fiscale adesso. La buona notizia è che c’è un margine di manovra con un debito basso, un surplus fiscale, rendimenti negativi pagati sui prestiti e una popolazione che appare più favorevole alla spesa, soprattutto per i progetti verdi. La domanda è se ci vorrà uno shock di crescita maggiore per innescare uno stimolo più grande.
Sull’Italia, invece, le preoccupazioni dell’Ue per la Legge di Bilancio dovrebbero essere molto meno un focus di mercato rispetto al governo precedente, con cui i rapporti erano molto più conflittuali. In realtà abbiamo visto gli spread del Btp contrarsi il giorno in cui l’Ue ha chiesto chiarimenti sul bilancio italiano di quest’anno, il che è un esempio calzante. La questione della Legge di Bilancio si inserisce nel contesto di graduale allontanamento del governo da politiche di austerità, con le ultime bozze di bilancio di tutti i Paesi dell’Eurozona che risultano solo marginalmente di supporto alla crescita. Si tratta di qualcosa che l’Ue potrebbe dover accettare a ragione, dato che abbiamo visto la Francia fare aggiustamenti simili, ad esempio. Il caso italiano non dovrebbe apparire così negativo se anche tutti gli altri Paesi adottano provvedimenti simili.
Restiamo positivi sugli spread periferici, poiché il Qe della Bce è destinato a continuare nel prossimo futuro e questi Paesi offrono ancora un certo rendimento e un certo valore per gli investitori. Nell’ultimo trimestre abbiamo realizzato proffitti sull’Italia, siamo in attesa di un livello interessante per rientrare.
Articolo a cura di Mohammed Kazmi, portfolio manager e macro strategist di Union Bancaire Privée (Ubp)
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