L’idiosincrasia dei mercati alle vicende italiche pare in eccessiva, e va probabielmente letta più in chiave politica che finanziaria. Alle politiche europee infatti il rischio concreto è quello di un sopravanzamento dei partiti “populisti”, che stanno crescendo nei consensi anche nel cuore dell’Europa. Recentemente la Merkel ha infatti sofferto la peggiore sconfitta politica dell’ultimo biennio, perdendo l’appoggio parlamentare interno per un suo candidato, un evento che non ha precedenti in oltre 40 di storia nel cancellierato. Il declino della Merkel va di pari passo all’ascesa di AFD (che per certi versi potrebbe essere definito populista in quanto va a catturare il voto di protesta) ed incrementa le inquietudini sulla possiblità che, alla luce delle crescenti tensioni tra i paesi membri, questa volta l’Europa sia realmente a rischio di frattura.
Segnali di risveglio nel settore delle materie prime, con il petrolio che si attesta sui massimi da quattro e l’oro che riesce ieri e reimpossessarsi della nodale soglia dei 1.200 dollari per oncia. In tema di prezzi dell’energia vale la pena di segnalare come sia al vaglio al Senato americano una legge che consentirebbe di aprire un contenzioso legale contro paesi Opec e non Opec nel caso questi facessero cartello per creare una artificiosa riduzione della produzione per innalzare i prezzi (quello per cui di fatto è stato creato l’Opec). Non è la prima volta che si tenta questa strada legislativa ma questa volta, a lla luce delle recenti dichiarazioni di Trump, è possibile che la legge possa arrivare in parlamento con il supporto esplicito dell’amministrazione americana.
Alla fine a quanto pare i fondamentali positivi iniziano a fare breccia nel sentiment degli operatori che si sono ritrovati più fiduciosi in acquisto malgrado le turbolenze sui mercati azionari ed obbligazionari e la relativa forza del dollaro.
Articolo a cura di Wings Partners Sim
Fonte: www.finanzaoperativa.com
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