Investitori al bivio fra oro e rendimenti negativi

Finanza Operativa Finanza Operativa - 19/08/2019 10:33

In chiusura di una settimana sotto molti versi atipica, i mercati cercano ancora di capire se il recente comportamento mostrato dai rendimenti del debito fisso sia o meno indicatore di una potenziale recessione all’orizzonte, dato che la politica monetaria di questo ultimo decennio è stata sotto diversi aspetti un qualche cosa di innovativo o sperimentale, ad essere conservativi, senza paralleli con cui confrontarsi nel passato.

Nel frattempo il viaggio dei rendimenti nella Zona Negativa prosegue senza sosta, e se ad inizio settimana arriva il conteggio di ben 16 trilioni di dollari in controvalore che al momento rappresentano debito che va remunerato per essere detenuto, ieri assistiamo a nuovi ed eclatanti record che vanno dal tasso Swap Europeo a 50 anni che passa in negativo per la prima volta nella storia al trentennale tedesco che anche lui, senza precedenti, si porta a -0,2%. Per dare una idea della paradossale situazione in cui ci troviamo, se ieri avessimo comprato il bond a 100 anni dell’Austria, che quotava 200 cents, nel 2117 a scadenza riceveremmo la metà di quello che abbiamo investito (oltre alla fastidiosa complicazione di essere nel frattempo passati a miglior vita).


Verso un Bull Run per l’oro

Non c’è da stupirsi che in un contesto del genere, l’interesse a detenere oro (di pari passo all’azzeramento del suo costo opportunità) stia salendo esponenzialmente, elemento tra l’altro evidente già da tempo nel comportamento delle Banche Centrali. Le prospettive per il metallo prezioso migliorano ad ogni giorno che passa con molti che adesso vedono come imminente un Bull Run si proporzioni epocali (tra questi alcuni guru del mercato come Ray Dalio, Paul Tudor Jones, Stan Druckenmiller ed ovviamente il perma-rialzista Grant Williams).

La giornata parte cauta con i listini in cerca di qualche segnale per riprendersi dalla spolverata della giornata precedente; a rianimare una sessione desertica ci pensa però la Cina che adottando lo stile comunicativo di Trump prima annuncia di essere pronta a ritorsioni in quanto l’imposizione dei dazi al 10% su 300 mld di usd di importazioni in agenda il 1° settembre (che poi adesso saranno meno visto che molti beni sono esentati fino al 15 dicembre) viola palesemente gli accordi preliminari tra i due paesi, poi invece fa retromarcia evocando la possibilità di un incontro “a metà strada”. I futures su Wall Street nella mattinata parlano da soli…

Economia Usa ancora solida

Nel pomeriggio la palla passa agli attesi dati macro americani che devo dire stupiscono in positivo specie se guardiamo le vendite al dettaglio e le indicazioni provenienti dal Phiilly Fed Index; delude legermente la produzione industriale (con quella manifatturiera che entra in contrazione) ma il quadro generale è quello di una decisa robustezza dell’economia americana, con quindi meno necessità di interventi di stimolo di carattere monetario. Wall Street si riprende, il dollaro allunga il passo portandosi sotto quota 1,11 contro euro, biennale e decennale si smarcano dall’inversione della curva.

Poco da raccontare sui Metalli Non Ferrosi ieri con volumi decisamente bassi ma in linea con la stagione estiva e solo il nickel a dare prova di volatilità con una chiusura ieri a 16.250$ che rappresenta il massimo dal dicembre 2014 in un contesto oltretutto di tensione sulle scadenze brevi con la quotazione cash a premio di 40 dollari sul 3 mesi, la backwardation più ampia dal 2015.

Nel frattempo il rame rimane inchiodato a ridosso di quota 5.800$ ma qualcosa potrebbe presto cambiare per il metallo rosso dato che la State Grid Corp. Of China ha annunciato di voler incrementare gli investimenti nella rete elettrica del 5% nel 2019; un annuncio del genere, che equivale a un incremento degli investimenti pari a 2 miliardi di dollari dopo un 2019 decisamente scarno (fino ad oggi gli investimenti nella rete elettrica sono stati del 19% inferiori a quelli del 2018) potrebbe rappresentare un forte valore aggiunto per la quotazione prospettica del metallo rosso in un paese che oltretutto già consuma circa il 50% del rame mondiale.

Il time gap tra catodo e produzione di cavi è di circa 3 mesi, e qualcuno ritiene che gli investimenti siano già partiti guardando il livello delle scorte doganali scese a 382.000-385.000 tonnellate per la prima volta da febbraio 2016.




Articolo a cura di Wings Partners Sim
Fonte: www.finanzaoperativa.com

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