Elezioni: Atene corre la sua ultima maratona per restare in Europa

Finanza Operativa Finanza Operativa - 23/01/2015 16:38

Torna al centro della scena dei mercati internazionali la Grecia dopo che a dicembre sono falliti i tentativi di eleggere il presidente della Repubblica proposto dal governo Samaras. Il ritorno anticipato alle urne ha riacceso i timori degli investitori su una possibile uscita del Paese dalla zona euro, visto il largo consenso di cui gode il partito della sinistra radicale Syriza, noto per le sua ferma opposizione alle politiche di austerità della Troika.
 

Evoluzione della crisi greca A partire dallo scoppio della crisi nel 2009, la Grecia è finita al centro dell’attenzione degli operatori. Il Paese ha ricevuto aiuti dalla Troika per un totale di 240 miliardi di euro, in cambio di una serie di misure di austerità che hanno interessato tagli alla spesa pubblica e un innalzamento delle tasse. Un passaggio importante della crisi greca è rappresentato dall’accordo sulla ristrutturazione del debito raggiunto a marzo 2012, unico nel suo genere. I creditori privati (Private Sector Involvement PSI), attraverso delle clausole di azione collettiva (CACs), hanno aderito al piano di ristrutturazione ,che ha ridotto il debito da 205 miliardi di euro a poco meno di 100 miliardi. Dopo queste operazioni l’esposizione al debito ellenico dei creditori privati è sceso drasticamente a svantaggio del fondo EFSF, come si può notare dal grafico sotto.
 

Le forze in campo e il sistema elettorale Il partito favorito alla vittoria delle elezioni politiche è Syriza, la coalizione della sinistra radicale guidata dall’ingegnere 40enne Alexis Tsipras. Il principale avversario di Syriza è il partito di governo, Nuova Democrazia, condotto da Antonis Samaras. Tra i partiti con elevate probabilità di entrare in parlamento segnaliamo il Movimento Socialista Panellenico (PASOK), il partito di estrema destra Alba Dorata, il partito comunista KKE e il nuovo partito Il Fiume (To Potami). Molto minori invece le possibilità dei Greci Indipendenti e del Social Democratici (To Kinima). Il parlamento greco è monocamerale ed è composto da 300 deputati eletti per 4 anni con sistema proporzionale. E’ prevista una soglia di sbarramento al 3% (250 seggi) e un premio di maggioranza al partito con più voti ottenuti (50 seggi).
 

Sondaggi Abbiamo deciso di utilizzare una media ponderata dei sondaggi sulle intenzioni di voto prodotti da 13 differenti istituti di ricerca. La media è ponderata con pesi che dipendono sia dall’affidabilità delle case di ricerca nelle ultime elezioni europee (quanto si sono avvicinati i loro sondaggi al risultato finale) sia dal periodo in cui i poll sono stati condotti (pesi maggiori per i più recenti). Dal nostro studio esce vincente Syriza con un ampio vantaggio su Nuova Democrazia. Guardando all’assegnazione dei seggi, osserviamo immediatamente come Syriza, nonostante la possibile vittoria elettorale, non abbia la maggioranza assoluta in Parlamento. Guardando ai sondaggi, possiamo notare che grande importanza sarà data al possibile successo dei partiti piccoli (Greci Indipendenti e Social Democratici) di superare la soglia di sbarramento del 3%. Nel caso in cui entrambi i partiti non riuscissero a oltrepassare tale limite, Syriza potrebbe avere più possibilità di avere la maggioranza assoluta in Parlamento. Discorso diverso, invece, con il successo elettorale di entrambi i partiti che diminuirebbero la quota proporzionale dei seggi di Syriza e obbligherebbero Tsipras a ricercare uno o più alleati per formare una maggioranza di Governo.
 

Scenari Dopo aver esaminato i sondaggi possiamo cercare di capire quali scenari possano uscire dal weekend elettorale. Crediamo che lo scenario più probabile sia la vittoria di Syriza senza riuscire ad avere la maggioranza assoluta. Alexis Tsipras sarà così obbligato a ricercare un alleato per formare il governo, che abbiamo individuato nel partito di recente formazione Il Fiume.
 

Prospettive Riteniamo poco probabile un’uscita della Grecia dalla zona euro, anche nel caso di una vittoria schiacciante del partito Syriza (scenario B). Rimane alta la probabilità di una ristrutturazione del debito soprattutto negli scenari A e B. Tsipras potrebbe sfruttare il forte consenso popolare per chiedere condizioni meno stringenti alla Troika. Solo un’alleanza tra i moderati potrebbe garantire la prosecuzione dell’agenda delle riforme della Troika, anche se, non possiamo escludere interventi di aggiustamento del debito in scia a un peggioramento del ciclo economico. Un’eventuale nuova ristrutturazione del debito dovrebbe coinvolgere questa volta, esclusivamente, il settore ufficiale rappresentato dalla Troika, che possiede circa l’83% del debito ellenico. Date le basse percentuali in mano al Fondo Monetario Internazionale e alla BCE, saranno i governi dell’Eurozona a sedersi al tavolo delle trattative. I punti di discussione riguardano: 1. un allungamento delle scadenze; 2. una riduzione degli interessi; 3. un nuovo haircut sul valore nominale del debito. Il dibattito su questo punto rimane acceso. Non è detto che si arrivi a un accordo dato che, rispetto al 2012, non è in discussione la sostenibilità del debito e la sopravvivenza del Paese.
 

Conclusioni I progressi fatti in Europa a partire dall’estate del 2012 hanno ridimensionato notevolmente il rischio di un contagio tra i Paesi dell’eurozona a seguito di un ritorno della crisi in Grecia. I mercati finanziari si sono stabilizzati e i tassi governativi sono scesi su nuovi minimi storici, grazie anche alle misure che la Bce ha effettuato e si appresta ad effettuare. Il tema Grecia è passato così in secondo piano. Un’eventuale ristrutturazione del debito non dovrebbe avere un impatto importante sulle economie periferiche. Il vero rischio è rappresentato dal materializzarsi di un’uscita della Grecia dall’area euro, in scia a un mancato accordo sul debito. Le probabilità associate a questo evento rimangono, al momento, molto contenute, visti gli aiuti concessi dalla Troika e la stretta dipendenza economica che esiste tra la penisola ellenica con il resto d’Europa.



Articolo a cura di IG

Fonte: www.finanzaoperativa.com

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