Mercati strani, e investitori perplessi. Che fare?

Giovanni Lapidari Giovanni Lapidari - 26/01/2023 14:38

Se infrangi le regole perché non le conosci sei un improvvisato. Se esci volutamente dagli schemi che conosci a menadito, conservando la tua coerenza, sei un artista.(Riccardo Scandellari)

 

La domanda che molti investitori si stanno facendo è:  come fanno a salire così tanto le borse, senza quasi mai ritracciare, in un contesto nel quale:

  1. gli utili delle aziende non è escono malvagi ma comunque sono a macchia di leopardo (esempio Microsoft male Tesla invece bene)
  2. abbiamo sempre più segnali di uno schieramento di forze militari che potrebbero portare ad una terza guerra mondiale, o quantomeno ad un inasprimento del conflitto Russia/Ucraina, con ovvie ripercussioni sull'economia europea
  3. politiche di banche centrali fondamentali per il sistema mondiale (Fed, Bce) ancora aggressive.

Va detto chiaramente che buona parte di questa salita, a giudicare dai volumi e dalle posizioni degli indicatori di cui mi fido, é creata da ricoperture di fondi comuni e gestioni che si sono dovuti rimettere in pari perché erano troppo scarichi di azioni. 

Infatti, a fine anno il consenso degli investitori era molto pessimista, e sappiamo che il mercato ama punzecchiare a queste situazioni di eccesso.

Di conseguenza quelli che sanno come si investe sono arrivati a 

  • tutelare determinati livelli tecnici
  • per poi stoppare le istanze dei ribassisti e di coloro che si aspettavano un incremento anche della volatilità 
  • e da quel punto in avanti i prezzi hanno cominciato a risalire 
  • e si sono successivamente creati tanti pattern tecnici, uno in fila all'altro
  • che hanno forzatamente fatto chiudere tanti short aperti e quindi auto alimentato il fuoco del rialzo.

Questo è un primo e incontrovertibile dato di fatto, che più di altri spiega come i mercati finanziari riflettano quasi sempre con molto ritardo temporale l'andamento dell'economia, e costruiscano le tendenze di lungo termine attraverso tanti piccoli e consecutivi copia e incolla di movimenti di breve termine.

Anche in occasione di altri periodi importanti per il mondo degli investimenti, quali ad esempio quello del 2008/crisi Lehman Brothers, ci siamo trovati a vedere movimenti borsistici e valutari completamente all'opposto dei dati economici e delle notizie che quotidianamente ci giravano i media.

Resta, pertanto, sempre più valida l'eterna legge che i soldi sui mercati si fanno soltanto seguendo il fondamentale comandamento di accettare che i prezzi degli strumenti finanziari si muovono in modo tutto loro rispetto ai numeri dell'economia.

Algoritmi matematici e di sentiment degli operatori, insieme a valutazioni tecnico/grafiche, hanno sostituito i criteri ormai obsoleti di analisi fondamentale.

Per cui il mercato inverte e crea direzione quando certi numeri combinati insieme spostano i prezzi in determinate zone, che poi creano interesse di altri operatori che a loro volta ragionano sui nuovi numeri switchando le loro decisioni e accodandosi a chi è entrato prima di loro,  costringendo alla fine la massa (fondi ritardatari, gestione individuali, popolino dei meno informati) ad adeguarsi.

Noi possiamo, come abbiamo fatto ieri , segnalare delle contrazioni di volatilità che lasciano aperti dei dubbi, raccomandare l'uso prudente degli stop e di quelli in trailing per proteggere i guadagni conseguiti dalle vostre capacità, e ricordare di non combattere la forza di certi mercati fino a quando non c'è una concreta evidenza che siamo arrivati su top/bottom importanti (ciò ovviamente vale anche sui ribassi, e lo testimonia molto bene l’orribile grafico del Natural Gas).

Detto quindi che sono le tecnicalità a creare i prezzi, questi poi si irrobustiscono attraverso strategie ben precise, e mi sembra palese che i grandi investitori abbiano fatto scelte molto chiare.

Osservando:

  • prezzi in calo del gas
  • prezzi in calo dei trasporti
  • ripresa delle attività di costruzione di tutti quei chip che oggi equipaggiano qualunque dispositivo tecnologico della vita quotidiana (dalle autovetture, ai pc e device cellulare, ai macchinari per la cura della salute). Lo si vede dall'indice dei semiconduttori.
  • ultimi sei mesi di sostanziale discesa, adesso più stabile, del prezzo del petrolio dai valori di quasi 120 a 80.
  • politiche aziendali di diminuzione della forza lavoro, e quindi risparmio sui costi per molte aziende quotate e che pesano per la loro capitalizzazione sugli indici che guidano poi i mercati (e che costringono gli ETF doverli inseguire ricopiando le quotazioni)
  • tranne che per il cibo e i carburanti (dove, almeno in Italia, ci sono ricariche speculativi da denuncia), tutto il resto dei beni non primari costa meno. Tesla sconta, ma non è la sola.

si può comprendere come l'apparente scommessa degli operatori sia in realtà aver preso una posizione forte verso un calo dell'inflazione e di una tenuta dell’economia in modalità “soffro ma non troppo, quindi dai non insistere oltre”, tale da costringere ANZITEMPO le banche centrali - come ieri è stato ribadito da quella del Canada – a fermare i programmati i rialzi dei tassi.

Dalla serie “pizzini in codice”:

  • noi stiamo comprando la vostra aggressività
  • noi stiamo comprando la tenuta dell’economia borsistica
  • noi stiamo comprando le aziende che ce la faranno lo stesso
  • noi stiamo comprando la recessione, e i consumi che non tirano, e anche la fiducia di imprese e consumatori (un po' in ripresa) perché la gente pensa “non può piovere per sempre”
  • noi stiamo comprando una guerra che non finirà ma dove tutti perderanno, e nessun vincitore=tutti vincitori
  • don't fight the Fed ma tu, cara Fed, non sei più quella di una volta.

Siamo quindi all'interno di un teatrino dove, nel brevissimo i bond aspettano di capire che cosa succederà nelle riunioni del 1 e 2 febbraio di Fed e Bce, le borse sentono di avere dato è già molto, ma la rotazione settoriale che stiamo vedendo fra Europa e America (da alcuni giorni si incassano profitti sul vecchio continente e si compra qualcosa su Wall Street) dovrebbe probabilmente impedire ritracciamenti vistosi.

Aumenta la probabilità di una formazione disordinata dei prezzi, ma senza andare a intaccare le tendenze più direzionali emerse negli ultimi tre/quattro mesi: borse, euro dollaro, gas.

Personalmente, sono più favorevole a mettere soldi su America e meno in Europa perché  noi abbiamo la guerra alle porte e ancora non abbiamo capito che siamo solo dei soldatini in mano a poteri più forti + abbiamo una BCE che adesso vuole fare la fenomena + siamo già saliti molto/troppo + l'euro è caro, e una sua ulteriore salita renderebbe ancora meno conveniente acquistare le nostre borse per investitori non continentali.

Un fattore di turbativa, oltre alla guerra, potrebbe essere la raccomandazione del fondo monetario internazionale al Giappone, affinché passi a una politica monetaria meno accomodante. Visto l'ammontare di titoli obbligazionari nipponici che via via si scaricherebbero sui mercati, movimenti abbastanza tellurici sui tassi coinvolgerebbero anche altre aree del globo, e quindi inevitabilmente portare a sell off improvvisi pure sull’azionario.

In sintesi: è naturale, normale, e per certi versi anche auspicabile, che in ognuno di noi si nasconda l'economista che vuole capire cosa fare con i propri soldi. 

Ma è necessario anche saper leggere la psicologia dei numeri e conoscere le ragioni con cui si formano i prezzi. 

Poi serve anche altro, ma intanto partiamo da qui.

Buona giornata a tutti.

PS: di questo a altro ancora ne parliamo nel prossimo webinar del 30/1, quindi a breve, per il quale ci si iscrive qui 

 

Giovanni

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