Le elezioni in Germania producono un prevedibile contraccolpo sul mercato valutario: la tendenziale incertezza che emerge per le prospettive di ulteriore integrazione in Europa, impatta negativamente sull'euro, che perde oltre una figura nei confronti del dollaro americano. Il rapporto di cambio in questione flette fino a quella quota al di sotto della quale l'indecisione delle ultime settimane lascerebbe spazio ad una vera e propria inversione di tendenza.
Il recupero del dollaro, favorito anche da questioni squisitamente "tecniche" - la crescita delle riserve in eccesso da parte delle banche ordinarie presso la Federal Reserve, dopo lo spostamento del tetto del debito federale USA - a sua volta ha impattato sulla quotazione dello S&P500 per noi europei: come si ricorderà, e come ribadisce la figura nel Rapporto Giornaliero di oggi, da marzo l'euroS&P si muove elegantemente all'interno di un canale discendente, di cui ora viene convintamente sollecitata la parete superiore. Comprensibilmente, avere ragione di questa soglia formalizzerebbe un'inversione di tendenza, dopo quasi sette mesi di downtrend, che rilancerebbe le sorti di Wall Street per gli investitori del Vecchio Continente.
Curiosamente - ma neanche tanto - il rimbalzo del dollaro non ha penalizzato le materie prime; al contrario: il petrolio si è infiammato, raggiungendo il target a 52.25 dollari, mentre l'oro ha goduto delle tensioni geopolitiche provenienti dalla Corea del Nord. Abbiamo già avuto modo di soffermarci sulla possibilità che una storica correlazione inversa fra biglietto verde e commodity, peraltro assente per buona parte dell'anno corrente, possa ancora contravvenire alla tradizione fino a quando si completerà il riallineamento.
In Italia Piazza Affari si adegua al ripiegamento ma le midcap, sottoperformanti da aprile, manifestano segni di risveglio. E non possiamo fare a meno di consigliarne questa mattina almeno una; che si andrà ad aggiungere al corposo portafoglio Italia.
Gaetano Evangelista
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