Un consolidamento era atteso dal 20 febbraio al 20 marzo, e bisogna riconoscere che gli dei della finanza hanno arriso a questa previsione. Il modello basato sulle opzioni ha disegnato con due mesi di anticipo l'andamento del 2023 del mercato.
Ad un mese esatto dal fallimento di Silicon Valley Bank, lo stato di salute dei listini azionari americani non potrebbe essere migliore: il Dow Jones sale del 5.25%, lo S&P500 guadagna il 6.4%, il Nasdaq 100 vola a +10.3%. Persino Piazza Affari, con il suo vistoso peso assegnato al settore bancario, vanta un saldo ora non più negativo, grazie al prodigioso recupero delle ultime tre settimane. Ancora una volta il mercato ha assolto alla sua funzione primaria di sorprendere la maggior parte degli investitori.
Per quanto ci riguarda, un consolidamento delle quotazioni era atteso dal 20 febbraio al 20 marzo, e bisogna riconoscere che gli dei della finanza hanno arriso a questa previsione. Il modello basato sulle opzioni ha disegnato con due mesi di anticipo l'andamento del 2023 del mercato, e confidiamo che continui a farlo fino al conseguimento degli obiettivi prefissati, e già anticipati in sede di 2023 Yearly Outlook.
Concorda nelle aspettative il modello previsionale basato sui setup invernali negli Stati Uniti, rafforzato ora dalle implicazioni di un primo trimestre raggiante: dal 1950, un saldo superiore al 5% nel Q1 è stato conseguito in 27 occasioni, ed in particolare altre 16 volte l’indice americano ha guadagnato nel primo trimestre più del 7%, come occorso quest’anno. La risposta del mercato tre mesi dopo è degna di nota, come riportato nel Rapporto Giornaliero di oggi. Tutto questo, è ben precisare, a fronte di una Federal Reserve che continua a premere sul pedale dell’accelerazione monetaria restrittiva.
I dati del mercato del lavoro, ancora una volta formalmente superiori alle aspettative degli economisti – e sono 12 "beat" di fila: mai successo nella storia – hanno indotto gli operatori a rivedere le proprie attese: per la prima volta da quando è emerso lo stress bancario, il mercato a termine prezza un Fed Funds rate di nuovo superiore al 5%, con una probabilità del 72% di rincaro da 25 punti base in occasione della prossima riunione di inizio maggio. Venuto meno al contempo uno dei tre tagli dei tassi attesi da qui a fine anno.
Il credito bancario nelle ultime due settimane si è contratto di quasi 105 miliardi di dollari: è un record assoluto, sebbene in termini percentuali si tratti "soltanto" del crunch (-0.86%) più marcato da dicembre 2009. Il messaggio però è che questo non basti a spingere l’economia americana in recessione; non nell’immediato, perlomeno. Questo, mentre sta per essere inaugurata una nuova stagione degli utili: ennesimo mattone nel “muro di paura”?
A cura di Gaetano Evangelista
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