Il tema delle pensioni è molto sentito nelle ultime settimane. Dopo la pubblicazione della nuova Manovra di Bilancio che, attraverso alcune proroghe e l’introduzione di una misura per l’uscita anticipata dal lavoro al posto di Quota 100, ha tracciato la via si attende l’effettuazione della riforma delle pensioni.
Riforma che è rimasta per un po’ ai binari di partenza, ma che, da poco tempo, è ripresa la sua discussione. Ma in questo articolo non ci occuperemo delle pensioni anticipate, non ci occuperemo della riforma previdenziale né, infine, delle ultime novità.
L’obiettivo di questo articolo è quello di andare a spiegare in cosa consiste la pensione di vecchiaia e quali sono i requisiti di accesso. Analizzeremo quando e come accedervi e se, infine, è possibile aumentare l’importo pensionistico.
Pensione di vecchiaia: ecco di cosa si tratta!
La pensione di vecchiaia spetta a tutti i lavoratori una volta conclusa la carriera lavorativa. È un trattamento pensionistico che spetta sia ai lavoratori dipendenti sia ai lavoratori autonomi che, alla fine della carriera lavorativa, e raggiunti alcuni requisiti, anagrafici e contributivi, ricevono un assegno mensile.
La pensione di vecchiaia viene erogata a partire dal mese successivo rispetto a quello in cui è stata presentata la domanda e che, quindi, sono stati raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi.
Quali sono questi requisiti? È necessario aver compiuto sessantasette anni di età e aver maturato almeno venti anni di contributi versati.
Come si evince facilmente dai requisiti che abbiamo appena indicato, la pensione di vecchiaia ha lo scopo di permettere a tutti i lavoratori che hanno compiuto una certa età di cessare l’attività lavorativa e di assicurarsi un trattamento pensionistico mensile.
Pensione di vecchiaia: a chi spetta e quali requisiti servono!
Come abbiamo appena detto, per poter andare in pensione con il trattamento pensionistico di vecchiaia, è necessario aver maturato almeno venti anni di contributi versati e aver raggiunto i sessantasette anni di età.
Per chi ha un’anzianità contributiva al 31 dicembre del 1995, è necessario possedere venti anni di contributi. Ma la contribuzione scende a quindici anni, in alcuni casi. Ecco quali sono i lavoratori interessati:
- Dipendenti e autonomi che hanno versato quindici anni di contributi al 31 dicembre del 1992;
- Dipendenti e autonomi che in base alla normativa di legge vigente, prima del 31 dicembre del 1992, hanno chiesto la contribuzione volontaria;
- Infine, i dipendenti che hanno maturato un’anzianità lavorativa di venticinque anni e che lavorano da dieci anni - anche in maniera discontinua - inferiore a cinquantadue settimane nell’anno.
Dobbiamo fare anche un cenno più approfondito al requisito anagrafico che permette l’accesso alla pensione di vecchiaia.
Abbiamo detto che è necessario compiere sessantasette anni. Vediamo se e come cambia in base ai fondi di appartenenza:
- Lavoratrici iscritte al FPLD e alle gestioni speciali, lavoratori iscritti all’AGO: dal 1° gennaio del 2021 al 31 dicembre del 2022, devono aver compiuto sessantasette anni;
- Lavoratori che vengono occupati in lavori pesanti: dal 1° gennaio del 2021 al 31 dicembre del 2022, devono aver compiuto sessantasei anni e sette mesi.
Per chi ha iniziato a maturare contributi dal 1996? Scopriamolo, nel prossimo paragrafo.
Pensione di vecchiaia: per chi matura contributi dal 1996? Tutto cambia!
Come sempre e come per tutte le cose, vi sono, però, alcune eccezioni. Per coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio del 1996 e per chi si iscrive alla Gestione Separata, il requisito contributivo di venti anni e quello anagrafico di sessantasette anni non sono più sufficienti.
Quale altro requisito viene richiesto? L’assegno sociale deve essere necessariamente almeno 1,5 volte o superiore a quanto spetterebbe di assegno pensionistico.
Se l’assegno pensionistico dovesse risultare minore? Sul sito orizzontescuola.it si legge che:
“[…] il lavoratore di vede rimandare il pensionamento di 4 anni, al compimento dei 71 anni”.
Inoltre, è necessario avere cinque anni di contribuzione effettiva e a prescindere da qual è l’importo pensionistico raggiunto.
Anche a questa eccezione, c’è un’eccezione. Le madri lavoratrici possono chiedere uno “sconto” per ogni figlio. Infatti, è possibile andare in pensione beneficiando di un anticipo di quattro mesi per ogni figlio del requisito anagrafico, fino ad un massimo di dodici mesi.
Come si presenta domanda per accedere alla pensione di vecchiaia?
Anche per poter accedere alla pensione di vecchiaia, una volta perfezionati tutti i requisiti previsti - che abbiamo elencato in precedenza - è necessario presentare apposita domanda all’Inps.
In che modo? Nei modi canonici previsti dall’Istituto. È possibile presentare la domanda telematicamente sul sito dell’Inps, oppure presso un Patronato o tramite il servizio di Contact Center, chiamando ai numeri indicati sul portale dell’Inps.
Si ricorda, infine, che per poter accedere e beneficiare del trattamento pensionistico di vecchiaia è necessario aver cessato l’attività lavorativa da dipendente. Invece, i lavoratori autonomi e i lavoratori parasubordinati, volendo, possono continuare a lavorare, in quanto il reddito da pensione è cumulabile con il reddito di lavoro autonomo.
Pensione di vecchiaia: è possibile aumentarla? Ecco come!
Vi sono alcuni modi, ma non troppi, utili ad aumentare la pensione di vecchiaia e ricevere, di conseguenza, un importo più sostanzioso.
Il primo metodo per poter aumentare l’assegno pensionistico di vecchiaia è quello di integrarlo con una pensione integrativa oppure, per gli anni di contributi mancanti, è possibile chiedere il versamento volontario dei contributi.
Il secondo metodo, in realtà, è previsto dalla legge. Per tutti i pensionati in possesso di determinati requisiti, è possibile beneficiare dell’integrazione al minimo, meglio conosciuta come pensione minima.
Si tratta di una integrazione prevista dalla legge, per i pensionati che ricevono pensioni dirette e indirette al di sotto di una determinata soglia minima. È un limite minimo che cambia in relazione al meccanismo di perequazione delle pensioni, di anno in anno.
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